30 aprile 2019
Articolo di Angiola Petronio
VERONA «Che quello di Sergio Ramelli sia stato un omicidio gratuito è fuori da ogni dubbio. Ma mi chiedo se il modo più giusto per raccontarne la storia sia quel fumetto. E soprattutto se sia il caso di divulgarlo nelle scuole…».
Tiziana Valpiana – ex deputata di Rifondazione Comunista, vicepresidente della sezione Gino Spiazzi dell’Aned, associazione ex deportati nei campi nazisti – in questi giorni è alquanto occupata. Sta organizzando il viaggio del 5 maggio a Mauthausen. In quel campo di concentramento dove morirono anche decine di veronesi. Ci andrà una scuola, in quel campo, con l’Aned scaligera. Una scuola di Olbia. «Abbiamo mandato il programma in tutti gli istituti di città e provincia a novembre, ma nessuno ha aderito», racconta. E non si meraviglia della mozione presentata in Comune per dotare ogni biblioteca scolastica superiore con una copia di «Sergio Ramelli. Quando uccidere un fascista non era reato». «Quella di Ramelli – dice Valpiana – è una storia tragica e delicata. Fu ammazzato per aver scritto delle frasi politiche, ma allora i tempi erano quelli dello scontro totale. Non era una figura di spicco della destra, specialmente di quella radicale ed eversiva che invece ne ha voluto fare un simbolo. Quindi va raccontato con la massima severità storica, ma anche con il massimo rispetto umano. Diversamente si fa un torto a lui».
Teme, Tiziana Valpiana, che il fumetto su Ramelli sia la replica di quello dedicato a Norma Cossetto, studentessa istriana di 23 anni torturata, violentata e infoibata nel 1943 da partigiani titini. Quel «Foiba rossa» che fa già parte delle biblioteche delle scuole veronesi. Stessa casa editrice – la Ferrogallico – per entrambi i libri. «E questa è una preoccupazione – continua l’ex deputata -. Perché quella su Norma Cossetto, a detta di molti storici e non mia, è una ricostruzione avulsa, con molte inesattezze. È un fumetto falso ideologicamente e anche sbagliato pedagogicamente. Temo che certi libri siano editi per pura propaganda e non credo debbano finire in una biblioteca scolastica. Credo che sia giusto ricordare sempre chi è morto per l’odio ideologico. E vanno ricordati tutti». Chiama in ballo anche l’ufficio provinciale scolastico, Tiziana Valpiana. «Quello su Norma Cossetto è anche un fumetto dai disegni molto truci. Al provveditorato chiederei di vagliare questi volumi sia dal punto di vista dell’oggettività storica, ma anche da quello educativo. Nessuno vuole nascondere che ci siano stati stupri, violenze e omicidi. Ma quando si raccontano a dei ragazzi vanno usati dei linguaggi adatti. C’è modo e modo di raccontare la violenza. E per me in quel libro è raccontata in modo diseducativo. Invece facciano venire i ragazzi con noi nei campi di concentramento..». E sulla «deriva fascista» che molti intravvedono a Verona, Valpiana ha le idee chiare. «Verona è sempre stata fascista. Non è che lo sia da quando c’è questa amministrazione. Solo che con questo governo una certa parte politica estrema si sente più tutelata e in grado di portare avanti certe cose». Eppure uno «spiraglio» c’è. Se a Mauthausen non andranno scolaresche veronesi, ma qualche sparuto studente spronato dalla famiglia, una parte della città sarà presente il 5 maggio. E sarà una parte importante. Il gonfalone della città, quello su cui è appuntata la medaglia d’oro per la Resistenza. «L’anno scorso eravamo l’unica città italiana con quella onoreficenza a non avere il gonfalone. Quest’anno ci sarà e sarà portato da due agenti della polizia municipale». Piccoli grandi gesti di una «pacificazione» che su altre cose è lontana a venire