«Proventi dell’extralirica per Amo dopo i rilievi della Corte dei Conti»

27.6.18        arena

Il consigliere Bertucco: «Sindacati irritati»

 

«La decisione della giunta comunale di trattenere il contributo comunale per la Fondazione Arena relativo agli anni 2017 e 2018 fino al saldo da parte della Fondazione stessa degli affitti arretrati del museo Amo, ha irritato i sindacati che non erano stati coinvolti nella decisione e che hanno già una vertenza aperta sul ruolo degli aggiunti della Fondazione Arena».Lo dice il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco, che aggiunge: «Questa amministrazione mostra di non riuscire a impostare con maestranze e organizzazioni sindacali un rapporto basato su correttezza, condivisione e trasparenza delle scelte».«Il rischio concreto», dice Bertucco, «è che le mancate scelte del consiglio di indirizzo e sovrintendente pregiudichino o vanificano l’ottimo lavoro che i commissari Fuortes e Polo avevano impostato. Quanto al gravame dell’affitto del museo Amo, dire che esso verrà pagato con i proventi dell’extralirica significa solo spostare il problema. A parte il fatto che l’entità di tali proventi è sempre stata esigua, occorre mettersi d’accordo sul ruolo dell’extralirica: da statuto serve a integrare il reddito della lirica e a trovare fondi necessari a manutenere l’anfiteatro. Ora scopriamo che i fondi debbono pure mantenere Amo la cui gestione, scrive la Corte dei Conti, è stata avviata “in assenza di idonea istruttoria” e senza “corretta ponderazione del rischio economico, violando l’obbligo di operare secondo criteri imprenditoriali e producendo perdite alla Fondazione”».

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Fondazione Arena, il nodo dei debiti Amo. Sboarina rassicura: «Sanati dall’extralirica» Fondi comunali solo dopo il saldo degli affitti arretrati. È lite con Bertucco: «Lui è un catastrofista»

24.6.18      Logo-Corriere-del-Veneto-

 

 

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Di Lillo Aldegheri

VERONA Pagine e pagine di critiche alla passata gestione della Fondazione Arena, ma anche una domanda pesante sul contributo di quest’anno alla Fondazione stessa, votato lunedì scorso dalla giunta Sboarina. Michele Bertucco torna a esaminare i bilanci areniani ed esprime le sue perplessità. «Nella delibera di lunedì – dice il leader di Sinistra e Verona in Comune – sono confermati i 600 mila euro di contributo comunale per il 2017 e 2018, ma si dice chiaramente che quei soldi non saranno versati se prima la Fondazione non avrà pagato gli affitti arretrati per l’uso del Museo Amo, in tutto 837.670 euro e 91 centesimi. Fatti quindi i conti alla fine sarà la Fondazione a dover dare soldi al Comune (237.670,91 euro) e non viceversa…».

Da Palazzo Barbieri arriva immediata la spiegazione del sindaco, Federico Sboarina. «È vero che c’è un contratto, del 23 maggio 2012, con cui l’amministrazione precedente aveva concesso al Museo Amo la sede di Palazzo Forti, ed è vero che i relativi affitti non sono stati pagati dal luglio 2016 fino al marzo di quest’anno». Sboarina aggiunge però che «come ho ripetuto più volte, il vero aumento del contributo comunale a Fondazione è legato agli incassi dell’extralirica, che quest’anno saranno notevolissimi. E al 31 dicembre di quest’anno scade anche quel vecchio contratto per Amo, ragion per cui non ci trascineremo più neppure questo vecchio problema. Alla fine di questa stagione estiva, quindi, nelle casse areniane entreranno molti ma molti più soldi che in passato, non solo sanando i debiti di Amo, che ovviamente non possiamo non far figurare in bilancio, ma creando un plusvalore notevolissimo».

Fin qui la spiegazione tecnica. Sul fronte politico, Sboarina però stavolta perde la pazienza con Bertucco: «Lui – scandisce – approfitta di ogni occasione per rigirare in versione catastrofica informazioni vecchie. Il suo atteggiamento non serve né a lui né alla città». Il sindaco, invece, è entusiasta dell’esordio dell’altra sera: «La prima di Carmen ha aperto il Festival sotto i migliori auspici per qualità artistica e per pubblico. Anche il secondo titolo in cartellone, Aida, è garanzia di una bella riuscita (vedi a fianco) . Sono fiducioso anche per il resto della stagione perché i dati delle prevendite sono positivi con un buon incremento rispetto all’anno scorso. La serata di apertura del Festival ha dato modo alla Fondazione di mettersi in evidenza anche con i rappresentanti del nuovo governo. Il ministro della Cultura mi ha detto che tornerà ad altre rappresentazioni anche per parlare di altri aspetti della cultura veronese».

Tornando alle critiche di Bertucco alla vecchia gestione, sono quelle contenute nella Relazione 2016 della Corte dei Conti sulla gestione finanziaria delle Fondazioni liriche italiane. Secondo il consigliere vi si legge «un campionario di bestialità amministrative che gettano ulteriore ombra sugli anni di gestione 2012-2016, che non possono essere messi da parte troppo frettolosamente».

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Profughi, la fake news dell’invasione Cestim: nei Comuni non si è superata la quota del 3 per mille

20.6.18                                       Logo-Corriere-del-Veneto-

 

 

 

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di Enrico Presazzi

 

«Non siamo in presenza di alcuna invasione», dicono dal Cestim commentando i dati del Report «Accoglienza straordinaria nel Comune e nella Provincia di Verona 2014-2017», che ha ad oggetto i richiedenti asilo.

«Vi darò una buona notizia: non siamo in presenza di alcuna invasione». Il sociologo Maurizio Carbognin, già direttore generale del Comune di Verona, snocciola i numeri e va contro quella che lui stesso definisce la «discussione pubblica» che propone sempre più spesso l’equazione tra richiedenti asilo ed emergenza. È lui ad aver curato in prima persona il Report del Cestim sull ’«Accoglienza straordinaria nel Comune e nella Provincia di Verona 2014-2017», presentato ieri sera in anteprima in occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato, nella Sala Africa della casa madre dei Padri Comboniani. Al suo fianco il consulente e formatore nazionale dell’Anci per i progetti Sprar Giovanni Franco Valenti e il funzionario della prefettura scaligera Gianmaria Meneghini. È stato quest’ultimo sottolineare come la cosiddetta fase emergenziale sia stata ormai superata, portando l’esempio concreto dell’ultimo bando per l’accoglienza emesso dai Palazzi Scaligeri: «Siamo usciti dallo schema dell’affido diretto per passare a una soluzione più strutturale (quella della gara pubblica, ndr) che garantisce un certo standard nei servizi».

Ma Carbognin ha voluto puntualizzare che anche nel periodo più «caldo» degli sbarchi e degli arrivi a cadenza quasi quotidiana, nel Veronese non «c’è mai stata l’invasione». «Il picco di presenze è stato registrato a giugno dello scorso anno quando i richiedenti protezione internazionale ospitati nei vari Cas erano 2.742 – ricorda -. Il rapporto tra questi migranti e i residenti è stato sempre inferiore al tre per mille, esclusi tre casi di piccoli centri del Baldo e della Lessinia. Ma va detto che già prima dell’arrivo dei centri per l’accoglienza, la presenza di cittadini di origine straniera nei comuni veronesi era significativa con valori superiori all’8% e in alcuni comuni della Bassa anche oltre il 15% senza che questo abbia manifestato reazioni di “rigetto” da parte della comunità». Detto che lo Sprar nel Veronese non è ancora decollato (solo tre Comuni, compreso il capoluogo, hanno ad oggi attivato propri centri), il «buco nero» individuato dalla ricerca è proprio quello dello scollamento tra le strutture di accoglienza e il territorio. «A parte nel momento dell’insediamento di un nuovo Cas e le proteste guidate dai politici locali – è spiegato nel rapporto -, le reazioni negative per lo più si fermano lì. Per quanto riguarda le amministrazioni comunali, i rapporti sono pressoché inesistenti e quasi tutte si comportano come se il Cas non ci fosse». Una «miopia» che rischia di avere ripercussioni sul lungo periodo, spiega il sociologo: «La vera sfida è quella dell’inserimento lavorativo di queste persone. Rischiano di rimanere sul territorio con il permesso di soggiorno, ma di essere isolati dal contesto».

 

Fumi, odori, cause e proteste Sequestrata la SuperBeton Dopo anni di polemiche ora è sotto sigilli

19.6.18     Logo-Corriere-del-Veneto-

 

Lillo Aldegheri

 

La SuperBeton di via del Vegron, a Montorio, è da ieri sotto sequestro preventivo e deve chiudere i battenti, almeno per ora. Dopo anni di battaglie, manifestazioni e proteste, il giudice per le indagini preliminari, Paola Vacca, su richiesta del pm Francesco Rombaldoni, ha disposto l’immediata chiusura dell’impianto di lavorazione del bitume.La vicenda si trascina ormai da tempo. I residenti della zona di Montorio avevano formato anche un apposito comitato, lamentando fumi e odori

La SuperBeton di via del Vegron, a Montorio, è da ieri sotto sequestro preventivo e deve chiudere i battenti, almeno per ora. Dopo anni di battaglie, manifestazioni e proteste, il giudice per le indagini preliminari, Paola Vacca, su richiesta del pm Francesco Rombaldoni, ha disposto l’immediata chiusura dell’impianto di lavorazione del bitume.

La vicenda si trascina ormai da tempo. I residenti della zona di Montorio, che avevano formato anche un apposito comitato, lamentano da anni i fumi prodotti dall’azienda, il viavai di camion e l’odore terribile che, soprattutto in certi momenti del giorno, arriva fino alle loro case. La polizia municipale si è subito attivata su questo fronte. Una telecamera di controllo era stata appositamente installata nella zona, migliaia d’immagini, espressamente citate nel decreto emesso ieri dal giudice, che confermano l’emissione di fumi, mentre molti agenti hanno testimoniato l’esistenza degli odori. Il comandante Luigi Altamura ha raccolto così un voluminoso dossier (relativo soprattutto agli orari tra le sei e le otto del mattino), ed anche nei giorni scorsi ha attestato «la perfetta corrispondenza tra le segnalazioni e la lavorazione del bitume». La questione è poi arrivata al vaglio della magistratura, che ieri ha preso la sua decisione. Proprio il testo del decreto di sequestro preventivo ripercorre la storia di questo insediamento produttivo. Il sito, tra mille polemiche, era stato autorizzato nel dicembre 2014, all’interno di una cava dismessa, dal settore Ambiente della Provincia, che aveva però posto alcune precise condizioni. Secondo il magistrato, la SuperBeton «non ha rispettato quanto stabilito da quel provvedimento (per esempio non realizzando una struttura “confinata”, ovvero protetta, dove caricare i camion), provocando ripetute e diffuse emissioni in atmosfera di fumane provenienti dalle operazioni di carico sui camion del conglomerato bituminoso in temperatura, atte ad offendere e molestare gli abitanti della zona circostante». Esattamente quello che i residenti lamentavano da anni. Il Comitato, per aver sostenuto questa tesi con molta…vivacità, si era visto chiedere dall’azienda un milione di euro, con l’accusa di averle provocato un grave danno d’immagine. La SuperBeton aveva vinto anche una causa davanti al Tar, che aveva rigettato il ricorso dei residenti. L’anno scorso era stato avviato un tentativo di trattativa per trasferire l’azienda in un’altra località.

Soddisfatto adesso per l’intervento della magistratura il sindaco Federico Sboarina: «Il Nucleo amministrativo della polizia municipale ha eseguito il sequestro disposto dal Tribunale – ha detto – dopo un’attività che ha impegnato gli agenti e il personale del settore Ambiente del Comune in un’indagine che è proseguita per mesi. Attraverso i sistemi di videosorveglianza e le decine di sopralluoghi dei vigili di quartiere – ha aggiunto – è stata raccolta la documentazione che ha portato al provvedimento, dopo che da tempo i cittadini e il comitato di Montorio lamentavano la presenza irregolare e massiccia di fumi e di odori».

L’ordinanza del gip «Ripetute emissioni illecite, l’azienda non ha rispettato le prescrizioni»

 

Piazze, vie, chiese dove scatterà il Daspo urbano C’è l’elenco dei luoghi: la misura può partire

19.6.18        Logo-Corriere-del-Veneto-

 

 

Lillo Aldegheri

In prima linea. Gli agenti della Polizia Locale potranno punire i comportamenti indesiderati o molesti con un ordine di allontanamento obbligatorio

Nuova procedura per attivare il Daspo urbano ed allontanare molestatori, balordi, sbandati e indesiderati. Approvata la delibera con un lungo elenco di strade in cui la polizia municipale avrà il potere di consegnare agli indesiderati l’ordine di allontanarsi subito di almeno 200 metri e per almeno 48 ore.

Palazzo Barbieri crea una nuova procedura per attivare il Daspo urbano ed allontanare molestatori, balordi, sbandati e indesiderati. Un’apposita delibera è stata varata dalla giunta comunale, è già stata approvata ieri all’unanimità dalla commissione consiliare e spedita al consiglio, dove l’assessore alla Sicurezza, Daniele Polato, ne ha chiesto l’approvazione d’urgenza (nonostante le prossime sedute siano impegnate nella discussione della Variante urbanistica 23) per poterla mettere in pratica già venerdì prossimo, nella serata che vedrà l’avvio della stagione operistica in Arena. In pratica, il funzionamento della delibera sarà molto semplice. È infatti stato preparato un elenco lunghissimo (14 pagine) di centinaia di strade cittadine, strade in cui sono stati segnalati accattoni, sbandati, molestatori e figure di questo tipo. In quelle vie, la polizia municipale avrà il potere di avvicinare gli indesiderati e consegnare loro l’ordine di allontanarsi immediatamente di almeno 200 metri, senza più tornare per almeno 48 ore.

Se i soggetti molesti disubbidiranno, riavvicinandosi, scatterà la segnalazione al Questore, che potrà procedere appunto al Daspo urbano, ossia all’ingiunzione di allontanamento dalla nostra città fino ad un massimo di due anni. Tra i siti cittadini compresi nell’elenco ci sono i sagrati di molte chiese («dove i parroci – ha detto Polato – segnalano esistere una vera e propria emergenza, con accattoni che avvicinano e poi anche seguono soprattutto le persone anziane»), parchi giochi, piazze, impianti sportivi (o loro vicinanze, come piazzale Olimpia accanto allo Stadio Bentegodi) e via dicendo. La delibera afferma che «sono pervenute anche dalle istituzioni scolastiche esplicite richieste di allontanamento delle persone che esercitano la prostituzione in strada, in pieno giorno e nei pressi delle scuole».

Perché questo nuovo strumento? Ancora il testo della delibera ricorda che «le migliaia di sanzioni amministrative elevate nel tempo dalla polizia municipale» a carico di soggetti fermati a causa dei loro comportamenti scorretti «si sono rivelate inefficaci a causa dell’insolvibilità della maggior parte delle persone interessate».

Tra i membri della commissione, qualche perplessità (da parte ad esempio di Michele Bertucco di Sinistra e Verona in Comune e di Marta Vanzetto del Movimento 5 Stelle) sulla effettiva efficacia di un provvedimento del genere e sulla necessità che su situazioni di questo tipo si intervenga sì, da un lato, con provvedimenti repressivi, ma si agisca anche da parte del settore Servizi sociali. Vanzetto ha lamentato anche l’esiguo numero degli agenti di polizia municipale («mai così basso da decenni a questa parte» ha detto) con Polato (Forza Italia) che replicava: «Lei che, a differenza di me, ha il suo partito al governo, aiuti lo sblocco dei fondi per i Comuni e della possibilità di nuove assunzioni»).

Tornando al tema degli strumenti utilizzabili proprio dalla polizia municipale, il comandante Altamura, a margine dei lavori di commissione, ha affermato che anche a Verona si sta considerando l’uso della body-cam, la telecamera «indossata» dai vigili per registrare comportamenti molesti ed atti illegittimi («ma anche qui c’è il problema dei fondi a disposizione» ha sottolineato) nonché del «taser», soprattutto nelle esecuzioni dei Tso (Trattamenti Sanitari Obbligatori) con l’accompagnamento di persone nei reparti di psichiatria: «Spesso – ha detto – gli agenti rischiano denunce, condanne o atti di violenza, e per questo servono strumenti che diano anche ai nostri uomini una maggiore tranquillità».

Altamura ha anche rinnovato la richiesta «di poter accedere alla banca dati del ministero dell’Interno: se potessimo inserire anche i nostri dati, sui nostri controlli, aiuterebbe tutti. Ma a tutt’oggi questo continua ad esserci negato».

L’assessore Interverremo contro gli accattoni nei sagrati e le prostitute nei pressi degli istituti

 

Almirante? Spunta perfino Evola

19.6.18     Logo-Corriere-del-Veneto-

 

L. A.

Si era partiti da Roma, col tentativo di intitolare una strada a Giorgio Almirante. Ma subito è scattata la rincorsa di Verona. E così, ecco la proposta di dedicare anche qui una strada allo scomparso leader del Movimento Sociale. E non basta, perché in riva all’Adige ci si è spinti anche oltre, proponendo di dedicare una via a Julius Evola, filosofo amatissimo nel mondo neofascista e neonazista. La proposta di creare una «via Almirante» è stata depositata dal presidente del consiglio comunale e neoparlamentare di FdI, Ciro Maschio.

«Sono basito dal comportamento di Virginia Raggi, – spiega Maschio – che prima avalla e poi contesta quanto approvato dal suo stesso consiglio comunale. E noi aggiunge – depositiamo una mozione per intitolare una via ad Almirante a Verona».

Maschio può contare su di un’amplissima maggioranza, e la mozione ha quindi forti probabilità d’essere approvata. Intanto un altro consigliere di maggioranza, Andrea Bacciga (Battiti) ha chiesto di intitolare anche a Julius Evola una strada o una piazza. Richiesta però già respinta dall’assessore ai servizi demografici, Daniele Polato (Forza Italia) secondo il quale «non si è compreso il legame (di Evola) con la città di Verona». Ed ovviamente è subito polemica. Michele Bertucco (Sinistra e Verona in Comune) afferma che «Verona viene posta davanti alla disfida allucinante tra razzismo biologico, di cui era assertore Almirante e razzismo spirituale, propugnato invece da Julius Evola».

E cita uno scritto di Almirante secondo cui «il razzismo ha da essere cibo di tutti e per tutti…altrimenti finiremo per fare il gioco dei meticci e degli ebrei e non c’è che un attestato col quale si possa imporre l’altolà al meticciato e all’ebraismo, l’attestato del sangue». Bertucco chiede al sindaco Sboarina di far sapere di quale tra questi due personaggi sia un estimatore. Il consigliere comunale del Pd, Federico Benini, fa invece una serie di controproposte di intitolazioni di strade, indicando i nomi di Ernesto «Che» Guevara, Palmiro Togliatti, Enrico Berlinguer (intitolazione cui peraltro lo stesso Maschio afferma di non essere affatto contrario), Nilde Iotti, Giorgio Gaber, Fabrizio De André e Rino Gaetano.

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«Palazzo Montanari è in vendita» Vanzetto (M5S): «La giunta vuole far cassa per pagare l’Arsenale»

19.6.18              Logo-Corriere-del-Veneto-

 

 

La sede Palazzo Montanari ospita oggi l’Accademia delle Belle Arti di Verona. Secondo Vanzetto (M5S) sarà messo in vendita

«Un anno da tronista e Sboarina è già alla frutta». La capogruppo del Movimento Cinque Stelle Marta Vanzetto dà un giudizio tranciante quando è ormai prossimo il primo anni…

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Via Almirante, a Roma Virginia Raggi dice no. La proposta arriva a Verona

17.6.18        VERONASERA

Evidentemente non basta il lungadige intitolato al fascista Nicola Pasetto, ora si prova anche a “santificare” Giorgio Almirante. Non è comunque la prima volta che i fascisti ci provano, anche a Verona, e non è la prima volta che la proposta viene respinta. Speriamo non si concretizzi e, nel caso, venga nuovamente respinta! – Movimentandoci a Verona

 

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Ciro Maschio

 

Il parlamentare Ciro Maschio ha presentato una mozione al Comune di Verona per dedicare una strada allo storico segretario del Movimento Sociale Italiano, dopo il rifiuto del sindaco capitolino

Nessuna strada a Roma sarà dedicata a Giorgio Almirante.

Con questo messaggio, il sindaco di Roma Virginia Raggi ha bloccato in meno di un giorno un’iniziativa del consiglio comunale capitolino che invece aveva approvato a maggioranza la proposta di intitolare una via al segretario del Movimento Sociale Italiano.

Immediata la reazione di Fratelli d’Italia, che aveva esultato all’approvazione del consiglio comunale di Roma. Il parlamentare veronese Ciro Maschio ha immediatamente presentato una mozione al Comune di Verona affinché nel capoluogo scaligero sia dedicata una via ad Almirante.

Auspico che il sindaco rispetti la decisione dell’assemblea capitolina perchè una via ad Almirante a Roma rappresenta un passo avanti sulla via della pacificazione nazionale cui lo stesso Almirante teneva molto – fa sapere Maschio – Personalmente non avrei alcun imbarazzo nel veder intitolata una via ad esempio ad Enrico Berlinguer. Il rispetto reciproco tra grandi leader di fronti opposti della Prima Repubblica è un esempio di alta politica per le generazioni future, cui farebbe bene a ispirarsi chi ha la presunzione di fondare la Terza Repubblica.

Un altro primo cittadino veneto, Riccardo Poletto di Bassano del Grappa, è invece d’accordo con il sindaco di Roma e proprio questa sua posizione contraria all’intitolazione di una via a Giorgio Almirante è stata criticata dall’assessore regionale veneto Elena Donazzan.

Almirante ebbe il merito universalmente riconosciutogli di contrastare gli impulsi di violenza che emergevano spesso durante gli anni del suo impegno politico, dimostrando in Parlamento e nelle piazze un profondo rispetto verso le istituzioni, anche attraverso il suo stile elegante e risoluto sotto il profilo dei contenuti, sempre rispettoso dell’avversario politico e della democrazia – ha detto Donazzan – Stiamo parlando di una persona che scelse la libertà come valore assoluto in un tempo in cui, quello del dopoguerra e degli anni di piombo, troppi persero la vita in nome di un’idea. Una persona che scelse l’onore alla convenienza, schierandosi in rappresentanza dei vinti senza paura di pagarne il prezzo. Una persona che ancora oggi rappresenta il valore delle idee e della coerenza dei comportamenti, lo spirito di sacrificio e la capacità di guardare al futuro con orgoglio e responsabilità.

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