Comunicato stampa della Cub Trasporti Verona – “Ryanair e Ags Handling, la saga continua”

Martedì 19 Novembre 2019  Comunicato sindacale

 

 

Un comunicato stampa del sindacato Cub Trasporti Verona nel quale si accusa Fit-Cisl di essere più interessata alle esigenze dell’azienda Ags Handling piuttosto che a quelle dei lavoratori e delle lavoratrici. Inoltre viene denunciata pubblicamente anche la consueta “lotta delle tessere”, peraltro perseguita anche dagli altri sindacati confederali interni allo scalo sacaligeri, ossia la consueta modalità di offrire servizi solo in cambio di tesseramento, nel (vano) tentativo di cancellare la rappresentanza dei sindacati di base all’interno dell’areoporto Valerio Catullo di Villafranca.

sciopero AGS fc 25 ottobre1

 

 

AZIENDE COMUNALI: CDA LOTTIZZATI E DIRETTORI DI RIPIEGO – DOVE SONO LE GRANDI PROFESSIONALITA’ PROMESSE?

Venerdì 26 Ottobre 2019

Di seguito il comunicato stampa redatto dal consigliere comunale di Verona in comune e Sinistra in comune Michele Bertucco.

 

AZIENDE COMUNALI: CDA LOTTIZZATI, E DIRETTORI DI RIPIEGO – DOVE SONO LE GRANDI PROFESSIONALITA’ PROMESSE?

 

E’ chiaro che anche Meletti è una seconda scelta. Per quanto legittima, la sua direzione rischierebbe di causare all’azienda più problemi di quanto la candidata sia in grado di risolverne. Ad esempio, visti i suoi titoli (geometra di professione, in seguito laureata in giurisprudenza) Meletti non avrebbe mai voce in capitolo sul filobus da un punto di vista tecnico. E sarebbe, nell’eventualità, un Rup dimezzato. Siccome parliamo della più importante opera infrastrutturale che la città abbia conosciuto negli ultimi 30 anni, sarebbe doveroso assegnarle il meglio della competenze e delle professionalità sul mercato. La scelta di Meletti appare pure politicamente marcata: assessore di Angiari in quota alla Lega, il suo profilo social trabocca di foto e dichiarazioni di fedeltà ai vari Salvini, Zaia e compagnia a briscola. Meletti sembra inoltre condividere col Capitano persino la passione per le spiagge…

Il quadro è fosco: a fronte del periodo delicatissimo e delle decisioni importanti che molte sono chiamate a compiere, le aziende pubbliche veronesi restano governate da consigli di amministrazione al 100% lottizzati politicamente e da direttori generali che sono seconde scelte o scelte di ripiego. I responsabili di questa situazione hanno nomi e cognomi: sono quelli che nella campagna elettorale del 2017 avevano promesso di portare al governo delle aziende le competenze e le grandi professionalità.

 

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Areoporto Valerio Catullo, lo sciopero è riuscito!

Martedì 24 Settembre           Risultati immagini per comunicato sindacale
ADESIONI ALTE ALLO SCIOPERO ORGANIZZATO DA CUB TRASPORTI. ECCO I DATI
Un successoo sciopero dei lavoratori AGS HANDLING srl dello scalo Veronese aeroporto Valerio Catullo.
La lotta per bloccare l’abbassamento di stipendi ha prodotto i suoi frutti:
Di seguito i disservizi creati:
volo per Chisinau, 7 ore di ritardo 5F234,
volo per Monastir, 1.15 ore di ritardo TU 2009,
volo per Birmingham, 3 ore di ritardo FR 1563,
volo per Amsterdam, 4.23 ore di ritardo HV5466,
volo ler Bodrum, 3.13 ore di ritardo FH708,
Volo ler Charleroi cancellato FR 9102,
Volo per Malpensa , 1.25 ore di ritardo. NO849.
I volo neos 1853/1270/1350 non hanno proprio ricevuto assistenza.
Tutti i voli sono stati assistiti all’arrivo per lo sbarco e la messa in sicurezza dell’aeromobile.
NO, NON SIAMO PAZZI ci vediamo costretti ad essere felici per il disagio creato.
Ci hanno rubato diritti e soldi e noi li vogliamo di ritorno.
Un grazie di cuore a tutte le colleghe e i colleghi che si sono messi in gioco e hanno lottato per i propri diritti.
Un grazie di cuore agli equipaggi che ci hanno sostenuto e incitato ad andare avanti nel lottare per i nostri diritti.
Ve lo avevamo detto e ve lo ripetiamo:
SENZA DI NOI I VOLI NON PARTONO O PARTONO IN RITARDO.
IL NOSTRO LAVORO È IMPORTANTE, CI RIPRENDEREMO LA NOSTRA DIGNITÀ.
A tra qualche settimana.
CUB TRASPORTI VERONA

Atv, scontro sindacati-azienda: «Salari bassi, autisti in fuga»

Martedì 6 Agosto   Logo-Corriere-del-Veneto-

 

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Tag: Trasporto pubblico

 

L’ipotesi: sciopero il primo giorno di scuola. Il dg Zaninelli: «Premio adeguato: 1,5 milioni»

Davide Orsato

VERONA È un mal di pancia che va avanti da mesi e che nemmeno quel po’ di tregua estiva (con servizio scolastico sospeso e orari più snelli) è riuscita a placare. Anzi: un’ulteriore fitta è arrivata la settimana scorsa quando Atv, l’azienda di trasporti partecipata da Comune e Provincia ha annunciato trionfale il bilancio: aumento delle vendite di biglietti, aumento degli abbonamenti, aumento, ovviamente, dei passeggeri per un dato finale di 3,1 milioni di utili. Tutto bene, parrebbe. Per i sindacati di settore (Filt Cgil, Fit Cisl, Uiltrasporti, Slm Fast) è suonato come l’ennesima sfida. Tanto che ora annunciano uno sciopero nel giorno più delicato dell’anno: l’11 settembre, data di inizio dell’anno scolastico. «Il lavoro è aumentato, i soldi nelle casse delle aziende anche — affermano i delegati Mario Lumastro, Marco Paglia, Mauro Formenti e Giuseppe Antolini — ma i lavoratori vengono sempre trattati come nel 2011, quando la stessa azienda era in perdita di tre milioni di euro. Proprio allora si chiesero ai dipendenti dei grandi sacrifici in termini di orari e di riduzione dei premi, che rimangano tuttora. La nostra richiesta è che gli utili vengano utilizzati per migliorare i servizi e i salari». Non mancano nemmeno delle perplessità sulle elargizioni (300 mila euro) destinati alla Fondazione Arena. «Una chiara scelta politica— evidenziano i sindacati — certo, sarebbe cosa gradita sapere a cosa serviranno quei soldi».
Scelte che hanno delle ripercussioni: all’Atv negli ultimi anni sono stati assunti 68 autisti (che hanno sostituito, in molti casi, dei pensionati). Secondo quanto risulta ai sindacati se ne sono andati in 25. «Un campanello d’allarme — accusano le sigle — lo stipendio d’entrata è troppo basso, si parla di circa 1.100 euro: normale che si cerchino soluzioni migliori, anche perché per avere degli scatti occorre aspettare oltre dieci anni».
Nel cahier des doleances degli autisti c’è anche la questione dell’orario e dei turni: «C’è una pressione altissimi — fanno sapere alcuni dipendenti — con il traffico non facciamo tempo ad arrivare al capolinea che dobbiamo subito ripartire, anche se per contratto ci spetterebbe una pausa di dieci minuti. Inoltre i turni spezzettati obbligano molti colleghi ad aspettare lontano da casa anche per diverse ore per poter “montare” nuovamente». Ragion per cui i sindacati non escludono nuovi scioperi, dopo quello di 4 ore indetto domenica 23 giugno, in cui ci sarebbe stata, secondo gli organizzatori, un’adesione del 90%.
In ogni caso, le accuse che vengono rispedite al mittente dal direttore di Atv, Stefano Zaninelli. «Se n’è andato qualcuno? Vero, anche se non si tratta di grandi numeri. Evidentemente si tratta di persone che hanno capito che non potevano fare gli autisti, lavoro che richiede alcuni sacrifici. Quanto al resto, l’azienda non è la sede corretta per questo tipo di lamentele: non facciamo altro che applicare un contratto nazionale. Temo che, nonostante i dati che vengono diffusi sugli scioperi, siano i sindacati ad essere in difficoltà; c’è un’emorragia di iscritti». E il premio di produttività? «Su questo ha deliberato il Cda, tenendo conto della produzione — conclude Zaninelli. — Ma va detto che non si tratta di cifre basse: sono stati stanziati un milione e 500 mila euro, che per un’azienda come una nostra sono risorse assolutamente adeguate».

Corte dei Conti, Sez. Controllo: rendiconto 2017 Fondazione Arena. Esposizione debitoria critica

Sabato 22 giugno 2019      verona-news

 

 

Documenti:

icona_pdf  La Determinazione n°67 della Seconda sezione di Controllo sugli Enti pubblici della Corte dei Conti inerente il rendiconto di bilancio 2017 delle 14 Fondazioni lirico-sinfoniche

 

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Risultati immagini per corte dei conti logoSecondo la relazione dei giudici della Sezione Controllo Enti della Corte dei Conti, relativamente al rendiconto 2017, resta critico per la Fondazione Arena il versante dell’esposizione debitoria ed è ancora del tutto inadeguata la contribuzione degli enti territoriali. Il costo del personale è in netta flessione, ma resta il più elevato fra le Fondazioni oggetto di monitoraggio.

«I segnali incoraggianti che emergono dall’analisi dei risultati del 2017 alleggeriscono solo in parte le criticità strutturali attinenti, principalmente, all’insufficiente patrimonializzazione di molte delle Fondazioni e alla perdurante esposizione debitoria».

E’ quanto rileva la Sezione Controllo Enti della Corte dei Conti, nella Determinazione del 6 giugno 2019, n. 67, depositata in Segreteria il 13 giugno 2019, relativamente alla relazione sui rendiconti 2017 di 14 fondazioni lirico-sinfoniche italiane.

«In particolare – scrive la Corte – per 9 fondazioni assoggettate ai piani di rientro previsti dalla legge di riforma n. 112 del 2013 si registrano miglioramenti gestionali. Si tratta dell’Opera di Roma, del San Carlo di Napoli, del Maggio musicale fiorentino, del Massimo di Palermo, del Comunale di Bologna, del Lirico di Trieste, del Carlo Felice di Genova, del Petruzzelli di Bari e dell’Arena di Verona».

Al di là delle eccezioni indicate, le fondazioni presentano caratteri comuni. La governance è controllata dallo Stato che provvede all’assegnazione dei finanziamenti. I contributi dipendono dal Fondo Unico per lo Spettacolo. L’apporto finanziario di Regioni ed Enti locali è modesto e tardivo. costi strutturali sono eccessivi, soprattutto per il personale e le nuove produzioni, che non sono sufficientemente ammortizzate da un adeguato numero di rappresentazioni, e svolgono un’insufficiente attività di fund raising a causa di una carente politica pubblica di incentivazione di sponsor e privati, con conseguenti ricavi da biglietteria e abbonamenti non rapportabili all’importanza della tradizione musicale italiana.

«Contributi al miglioramento della complessa situazione del panorama operistico nazionale possono giungere dalla creazione di sistemi integrati a livello regionale e interregionale, dalla valorizzazione del prodotto italiano all’estero e delle coproduzioni nazionali e internazionali e dal perseguimento di economie di scala nelle tipologie di offerta lirico-teatrale», conclude la Corte. 

Per quanto riguarda la Fondazione di Verona (qui estratto pagg. 207-229) nella relazione si legge che dal 12 al 29 settembre 2017 si è svolta nei confronti della Fondazione Arena di Verona una verifica amministrativo-contabile disposta dal MEF, in esecuzione della direttiva del Ministro dell’economia e delle finanze, nella quale sono state evidenziate irregolarità e carenze riguardanti il quinquennio 2012-2016. Copia della suddetta verifica amministrativo contabile è stata inviata alla Procura regionale della Corte dei conti presso la Regione Veneto per l’eventuale accertamento di responsabilità per danno erariale.

La Fondazione ha fornito controdeduzioni alla suddetta verifica amministrativo contabile con
nota 28/06/2018. A conclusione dell’indagine ispettiva e fatte salve le eventuali
determinazioni della Procura regionale della Corte dei conti, il MEF, con nota del 21/09/2018, ha considerato superate alcune questioni, mentre ha confermato i rilievi riguardanti, tra gli altri:

  1. l’iscrizione di un contributo straordinario deliberato dalla Giunta comunale di Verona con
    atto di indirizzo politico, ma privo di titolo giuridicamente vincolante, adottato nel 2013; ma con una imputazione a provento nel bilancio d’esercizio 2012;
  2. l’inadeguata programmazione della gestione finanziaria in sede di redazione dei budget
    annuali e dei preventivi, in particolare derivante da imprudente e non corretta stima dei
    ricavi attesi, tale da assicurare un artificioso pareggio di bilancio con conseguente
    aggravamento della consistenza dei debiti della Fondazione;
  3. l’avvio della gestione del polo museale Amo (Arena Museo Opera) in assenza di un’idonea istruttoria e non corretta ponderazione del rischio economico connesso all’impresa, violando l’obbligo di operare secondo criteri imprenditoriali e producendo rilevanti perdite per la Fondazione;
  4. l’irregolarità dell’accordo integrativo aziendale del 2 maggio 2017 per il mancato rispetto
    dell’iter procedurale previsto dalla norma, tra cui la mancata quantificazione dei costi
    contrattuali e la loro certificazione da parte della Corte dei Conti;
  5. l’erogazione di trattamenti aggiuntivi, in particolare premi di produttività variamente
    denominati, in relazione ad esercizi chiusi in perdita e svincolati dalla sussistenza di
    oggettivi parametri di risultato;
  6. la mancata riduzione del 10 per cento del trattamento retributivo del Sovrintendente e il
    riconoscimento del trattamento di fine rapporto a titolo di lavoratore subordinato;
  7. il conflitto di interessi tra la carica di Direttore amministrativo della Fondazione e
    Amministratore unico della società partecipata Arena Extra s.r.l.;
  8. le anomalie nella procedura di selezione e nella determinazione del compenso dei dirigenti collaboratori del Sovrintendente;
  9. la mancata acquisizione del Documento unico di regolarità contributiva (Durc) sia in fase di gara che di pagamento delle prestazioni agli appaltatori di forniture di beni e servizi nonché inadempimento degli obblighi di tracciabilità dei flussi finanziari, con conseguente nullità dei contratti stipulati;
  10. l’illegittimo ricorso ad affidamenti diretti e procedure negoziate in assenza dei presupposti normativi e della prevista motivazione ed errata determinazione dell’importo a base di gara per l’appalto dei servizi tecnici ed audio;
  11. le varie irregolarità nelle procedure seguite per la selezione dei fornitori di beni e servizi e delle imprese per l’affidamento di forniture e servizi;
  12. il mancato ricorso alle convezioni Consip per i servizi di telefonia e di energia elettrica per il periodo antecedente al 2014, cioè prima dell’esclusione dall’elenco Istat;
  13. gli irregolari ricorsi a rinnovi e proroghe per gli affidamenti di alcuni servizi;
  14. l’illegittimo ricorso a procedure di transazioni, elusione dei principi di libera concorrenza,
    non discriminazione e di economicità, efficienza, parità di trattamento degli operatori
    economici.

La Ragioneria Generale dello Stato ha segnalato, richiamo ribadito anche dal Mibac-Direzione Generale Spettacolo Servizio II il 25/09/2018 – che la Fondazione è tenuta a procedere all’accertamento delle responsabilità nei confronti dei soggetti titolari dei procedimenti amministrativi che possano aver dato luogo ad eventuali ipotesi di danno erariale e ad attuare tutti gli atti interruttivi della prevista prescrizione, al fine di tener indenne la Fondazione da qualsiasi pregiudizio derivante da attività poste in essere dai propri funzionari, anche nel caso di mancata completa conclusione delle azioni avviate. La Fondazione con note del 12 e 15 ottobre 2018 ha dichiarato che sono in corso le verifiche per l’accertamento delle responsabilità nei confronti dei soggetti titolari dei procedimenti amministrativi in grado di dar luogo ad eventuali ipotesi di danno erariale.

In tema di contributi pubblici, il giudici ricordano che la Fondazione ha impugnato presso il TAR Lazio il riparto FUS per il 2014 previsto dal decreto Mibac 3 febbraio 2014. Il tribunale, all’esito dell’udienza del 12/02/2015, ha depositato il 22/03/2016 la sentenza che accoglie parzialmente le istanze promosse dalla Fondazione. Il Consiglio di Stato, intervenuto sull’appello proposto dal Mibac, ha annullato la sentenza con rinvio della causa al primo giudice ai fini dell’integrazione del contraddittorio con le altre Fondazioni liriche.

Si segnala, inoltre, che la Guardia di Finanza (Nucleo Polizia Tributaria di Verona) ha concluso un’ispezione (processo verbale di constatazione del 27/03/2017) contestando violazioni sostanziali in materia di Iva (omessa fatturazione di operazioni imponibili e presentazione di dichiarazione annuale infedele), relativamente all’operazione di conferimento di ramo d’azienda effettuata nei confronti della controllata Arena extra s.r.l. nel 2013 (ora Arena di Verona S.r.l.). Nel mese di novembre 2017 la Fondazione ha sottoscritto l’atto di adesione all’accertamento dell’Agenzia delle entrate che prevede il pagamento dell’Iva, degli interessi e delle sanzioni (euro 2.704.900 da rimborsare in 16 rate semestrali di euro 169.056 ciascuna).

Il bilancio 2017 espone un utile di euro 656.989, mentre era di euro 367.617 nell’esercizio 2016, riconducibile essenzialmente al saldo positivo (euro 1.350.692) della gestione caratteristica, che riesce a compensare le imposte d’esercizio e il saldo negativo dei movimenti finanziari, ancorché inferiore al 2016. Il patrimonio netto complessivo (pari ad euro 18.802.122) conseguentemente cresce del 3,6% per effetto del predetto utile d’esercizio.  Il primo Consiglio di indirizzo post commissariamento si è riunito l’8 gennaio 2018. La Fondazione evidenzia un miglioramento della gestione caratteristica che, date le specificità, consentirebbe uno sviluppo ancora maggiore fino a farla divenire, come segnalato anche dal Commissario Straordinario del Governo, un’eccellenza sotto diversi punti di vista (economico, culturale e sociale). Persistono al momento diverse aree critiche dal punto di vista finanziario della Fondazione (stock debitorio superiore ad euro 26 milioni) fronteggiabili sia attraverso l’utilizzo del suddetto fondo di rotazione sia con la piena attuazione di tutte le azioni previste nel Piano di risanamento e, in particolare, con l’individuazione di adeguate entrate da parte degli enti locali soci o dai privati che tengano conto del grande vantaggio competitivo che l’Arena con la popolarità delle sue manifestazioni riesce ad offrire all’intero territorio regionale. Tale sostegno finanziario permetterebbe di modificare strutturalmente la dimensione del debito e migliorare la patrimonializzazione oltre a liberare risorse economiche utili per l’ulteriore sviluppo della Fondazione in ambito nazionale e internazionale.

Il bilancio d’esercizio 2017 è stato certificato da una società di revisione, che ne ha attestato la conformità alle norme che ne disciplinano la compilazione ed ha, peraltro, posto l’attenzione sul valore negativo del patrimonio disponibile della Fondazione e sull’appropriatezza dell’utilizzo da parte del Sovrintendente del presupposto della continuità aziendale. Il Collegio dei revisori dei conti, nel condividere, nella propria relazione le osservazioni della società di revisione, non ha rilevato motivi ostativi alla sua approvazione e alla destinazione dell’utile d’esercizio proposta dal Sovrintendente.

La situazione patrimoniale – Nell’attivo patrimoniale risulta ridotta del 17,4 per cento la consistenza complessiva delle immobilizzazioni materiali tra le quali spiccano le voci fabbricati e terreni (pari ad euro 8.222.606) riguardanti immobili conferiti al patrimonio della Fondazione dal Comune di Verona nel corso del 2008 e del 2012 (utilizzati come magazzini, stabilimenti di produzione e sale prove) e altri beni (per complessivi euro 1.087.662) riferibili in gran parte ad allestimenti scenici (euro 939.087)220, oltre agli impianti e macchinari (euro 838.485). Quasi immutate immobilizzazioni finanziarie (euro 12.373.329 a fine 2017). L’attivo circolante (+4,6 per cento) comprende, tra l’altro, oltre alle disponibilità liquide pari ad euro 163.610, le rimanenze (euro 209.415) e, soprattutto, i crediti verso: l’Erario per Iva e Irap (euro 1.060.534 rispetto ad euro 234.707 nel 2016)222, clienti (euro 649.962), altri (diminuiti da euro 1.538.884 a euro 560.491)223, Arena di Verona S.r.l. (euro 2.687.779 a fronte di euro 475.235 nel 2017)224 nonché enti pubblici per contributi deliberati, ma non ancora erogati, a sostegno dell’attività della Fondazione (euro 417.459). In flessione del 64,4 per cento i ratei e risconti attivi.

I debiti, cresciuti dell’1 per cento, e pari a quasi 27 milioni di euro, rappresentano la voce prevalente (il 70% circa) del passivo patrimoniale: tra di essi si segnalano, in particolare, quelli verso fornitori, scesi da euro 12.866.036 a euro 7.388.453. Seguono, quanto a consistenza, quelli verso banche sostanzialmente invariati (euro 2.780.153 ed euro 2.731.554 rispettivamente nel 2016 e nel 2017). In crescita risultano invece i debiti  tributari passati da euro 2.561.394 ad euro 5.484.123 per la persistente carenza di liquidità che ha caratterizzato anche il 2017 e che non ha permesso alla Fondazione di versare nella seconda metà dell’esercizio le ritenute erariali a carico del personale dipendente e autonomo oltre ad alcuni versamenti Iva, il cui ravvedimento operoso, con totale conseguente estinzione del debito, è avvenuto a gennaio 2018. Tra i debiti di minore peso si rilevano quelli: verso istituti di previdenza e di sicurezza sociale (1.818.468 nel 2016 ed euro 1.125.968 nel 2017), verso imprese controllate (euro 455.565), per costi relativi a serate extra lirica da rimborsare ad Arena di Verona S.r.l e alla gestione di Arena museo opera (Amo), verso il Comune di Verona (euro 740.847 essenzialmente per i canoni di concessione di palazzo Forti per Arena museo opera) e altri debiti, costituiti principalmente dagli anticipi dei biglietti per rappresentazioni della stagione successiva (euro 3.175.720 ed euro 3.783.967, rispettivamente nel 2016 e nel 2017) nonché, oltre a debiti diversi e, dagli impegni nei confronti del personale (per retribuzioni pregresse e per ferie non godute), che risultano in aumento nel 2017 a causa della ritardata erogazione di alcuni premi previsti dal Ccnl. Il Fondo rischi ed oneri (- 30 per cento) si riferisce agli accantonamenti annuali per vertenze verso dipendenti e a copertura dei debiti di ammontare incerto verso fornitori. Si rammenta che, nel 2016 la Fondazione aveva provveduto ad effettuare un accantonamento di euro 1.773.000 per passività potenziali a fronte – come indicato in precedenza – sia di una contestazione della Guardia di Finanza per l’operazione di conferimento di ramo d’azienda effettuata a beneficio della controllata Arena Extra S.r.l. (oggi Arena di Verona S.r.l.) sia di due ravvedimenti operosi che la Fondazione ha posto in essere nel 2017 a seguito di mancati versamenti di imposte nel corso del 2016, principalmente Iva e ritenute erariali sul costo del lavoro. L’adesione all’accertamento sottoscritto con l’Agenzia delle entrate nel novembre 2017 ha consentito una riduzione delle sanzioni stimate e una conseguente liberazione di fondi esuberanti per euro 856.546 inseriti tra le sopravvenienze attive del conto economico.

La situazione economica – Il risultato economico del 2017 (utile di euro 656.989) conferma, migliorandolo del 78,7%, l’andamento positivo iniziato nell’esercizio precedente (euro 367.617), che si era chiuso in controtendenza con le consistenti perdite registrate nel biennio 2014-2015. Il positivo esito gestionale è dovuto, in sintesi, alla contrazione dei costi della produzione (2,2%) superiore a quella parallela del valore della produzione (2%). Ne consegue un saldo positivo della gestione caratteristica (pari ad euro 1.350.692 a fronte di euro 1.287.560 nel 2016) in presenza di un miglioramento del saldo negativo tra proventi ed oneri finanziari (ridottosi da euro 385.126 ad euro 296.272). Il quadro che ne emerge è di sostanziale conferma delle buone performance di mercato e operative conseguite già nel 2016 (nel 2017 sono aumentate le rappresentazioni presso l’Arena ed al Teatro Filarmonico) e di aderenza dei risultati previsti nel Piano di risanamento 2016-2018.

Considerazioni di sintesi – La Fondazione Arena presenta:

  1. una situazione patrimoniale problematica, anche se in leggero miglioramento grazie all’attivo registrato nell’esercizio. A un fondo di dotazione negativo si aggiungono le perdite di anni pregressi portate a nuovo. Il patrimonio netto resta ancora molto inferiore al valore degli immobili conferiti in uso gratuito (fra i quali l’Arena e il Teatro Filarmonico);
  2. un considerevole indebitamento, pari a quasi 28 milioni di euro e a oltre il 70% delle passività, in aumento, sia pur lieve (+1%), dopo la ulteriore riduzione degli ultimi due anni (-7,1% nel 2016). L’esposizione è in particolare verso i fornitori (in diminuzione da 12,9 a 7,4 milioni di euro) e soprattutto verso l’erario (i debiti tributari crescono da 2,6 a 5,5 milioni) mentre è in ulteriore leggera diminuzione l’indebitamento verso gli istituti bancari (arrivato a poco più di 2,7 milioni). In aumento quasi tutte le altre voci considerate minori;
  3. una contribuzione da parte dei soci fondatori in ulteriore contrazione nel complesso (- 22,6% a seguito della netta flessione del 2016 pari a -34%) dopo l’aumento registrato nel 2015, e pari al 16,3% del totale dei contributi (20,3% e 29,4% rispettivamente nel 2016 e nel 2015), un valore ormai non migliore di quello di diverse altre Fondazioni lirico-sinfoniche;
  4. una contribuzione degli enti pubblici in aumento ma solo grazie all’apporto dello Stato, in crescita del 7,7%, dopo la diminuzione di pari entità registrata nel 2016, che incide per oltre il 70% del totale dei contributi. Diminuiscono i contributi degli enti locali: del 24,3% quello del Comune (che ammonta a 1,6 milioni) che era però più che triplicato nell’esercizio precedente, del 20% quello della Regione, di entità piuttosto modesta (640mila euro). Nell’insieme gli enti territoriali contribuiscono quindi per il 16,3%, un’incidenza sul totale lontana da quanto sarebbe ragionevolmente auspicabile;
  5. ricavi da vendite e prestazioni in crescita (+3,5%), tendenza che negli ultimi due esercizi sembra consolidarsi, dopo la crisi degli anni immediatamente precedenti. Si è registrato nell’esercizio in esame un aumento dell’offerta di spettacoli del festival areniano e del Teatro Filarmonico cui hanno fatto riscontro un netto calo sia delle sponsorizzazioni (di quasi un milione di euro: è stato così annullato l’aumento dell’anno precedente) sia degli introiti da concessioni dell’Arena per serata “extra lirica”. Il dato relativo agli introiti da biglietteria, in crescita di quasi 800mila euro (l’aumento del numero degli spettatori è di circa 10mila) è notevole, inferiore soltanto a quello della Scala nell’ambito lirico-sinfonico nazionale e tale da portare il contributo dei ricavi al valore della produzione dal 45 al 47%;
  6. un valore della produzione in diminuzione rispetto all’esercizio precedente (-2%) – tuttora superiore, peraltro, a quella di gran parte delle altre Fondazioni lirico-sinfoniche -a fronte di una contrazione dei costi del 2,2%;
  7. un costo del personale (al netto di quello scritturato) in leggero aumento (+1,4%) dopo la decisa diminuzione (-15,5%) del 2016, pari al 48% dei costi di produzione, ma tale da rappresentare quasi il 125% dell’intero ammontare dei contributi, incidenza davvero troppo elevata.

La Fondazione ha una posizione del tutto particolare nel panorama lirico-sinfonico italiano. Dipende essenzialmente dalla forte capacità di richiamo del festival areniano, anche per la qualità delle rappresentazioni offerte e per la elevata risposta del pubblico durante la stagione degli spettacoli all’aperto, mentre non ha analogo successo l’offerta del Teatro Filarmonico e del teatro Ristori nel resto della stagione.

È da evidenziare la scarsa partecipazione degli enti locali che, pur beneficiando del prestigio della rassegna lirica veronese, contribuiscono in misura assai modesta al sostegno economico della stessa. Nella prima relazione semestrale per il 2018, relativa al consuntivo 2017, il Commissario straordinario pone in evidenza come la positiva gestione caratteristica della Fondazione, con le buone performance di mercato mostrate nell’anno, si accompagni però a uno stato di criticità degli aspetti finanziari e patrimoniali. L’elevata esposizione debitoria appare difficile da fronteggiare con la sola capacità di autofinanziamento derivante dall’operatività corrente. La seconda relazione semestrale, relativa al primo semestre 2018, indica però un sostanziale miglioramento della condizione economico-finanziaria, con un positivo incremento della dotazione patrimoniale e un maggior impegno dei soci fondatori nel sostenere la Fondazione.

Tutti gli indici di performance commerciale sono poi in crescita tendenziale, salvo per quanto riguarda i risultati del “Filarmonico” sempre deludenti. Resta invece critico il versante dell’esposizione debitoria e appare ancora del tutto inadeguata la contribuzione degli enti territoriali. Il costo del personale appare in flessione, migliore anche degli obiettivi del piano, ma resta il più elevato fra le Fondazioni oggetto di monitoraggio.

Fonte: verona-news Corte dei Conti, Sez. Controllo: rendiconto 2017 Fondazione Arena. Esposizione debitoria critica

 

 

 

 

 

 

 

“Romeo+Giulietta” in Arena, sindacati: «500 mila euro regalati ai privati»

Lunedì 10 giugno 2019       logo_vvox_small

 

I sindacati Cgil Uil e Fials della Fondazione Arena di Verona intervengono in un comunicato sullo spettacolo “Romeo+Giulietta” del 26 agosto. La scelta di ospitare il ballerino ucraino Sergei Polunin nei giorni scorsi aveva sollevato molte perplessità da parte della comunità Lgbt a causa di alcune sue prese di posizione. I sindacati pongono l’accento soprattutto sulla produzione del balletto, «con organizzazione e compagine tutta esterna alla Fondazione Arena di Verona, voluto dalla SrL di Mazzi controllata dalla Fondazione, e viene rappresentato in Arena durante il periodo del festival lirico. Da Aprile a Ottobre infatti la Fondazione Arena ha il diritto esclusivo nell’Anfiteatro, che diventa il suo Teatro per legge assieme al Teatro Filarmonico, degli spettacoli lirici, sinfonici e di balletto».
«Questo spettacolo di balletto “Romeo+Giulietta” – spiegano i sindacati nel comunicato – è quindi in concorrenza interna con l’attività della Fondazione Arena, che non lo ha inserito nel suo borderò e che non riceve per questo neppure il punteggio per il contributo dello Stato del Fondo Unico per lo Spettacolo. Per questo spettacolo la società partecipata di Fondazione Arena, la Arena di Verona Srl, affitta il palcoscenico areniano per soli 40.000 euro tutto compreso, detto affitto inoltre non resta alla Fondazione ma le ritorna sotto forma di contributo comunale, per un oscuro meccanismo mai chiarito fino in fondo».
«A conti fatti, quindi, – aggiungono i sindacati – la Fondazione Arena perde con questo spettacolo tra i 450 e 500 mila euro in una sola serata, giusto il costo dell’intero ex Corpo di Ballo licenziato dal Commissario Ministeriale ai tempi di Tosi per stare dentro il piano di risanamento lacrime e sangue. Non ci è mai stato chiaro l’utilizzo e l’utilità della società Arena di Verona Srl, partecipata al 100% da Fondazione Arena, società che aveva lo scopo di far incassare quattrini alla Fondazione e invece l’ha sommersa di debiti, portandola al baratro della liquidazione. Persino nel piano di risanamento approvato dal Mibact la Srl avrebbe dovuto essere trasferita a terzi dal 2018, ma non solo così non è stato, ora si propone, con i soldi della Fondazione Arena, come concorrente in casa dei suoi stessi ambiti e finalità».
«La Fondazione Arena – conclude la nota sindacale – ha il dovere istituzionale di produrre in proprio opera lirica, balletto e sinfonico e non può delegare a privati ciò per cui con soldi pubblici è nata e sostenuta. Mentre la ricostituzione del Corpo di Ballo stabile resta a Verona una promessa disattesa, le conseguenze di mancati ricavi, inopportune scelte e reiterate opacità economiche permangono». (t.d.b.

Fonte: logo_vvox_small “Romeo+Giulietta” in Arena, sindacati: «500 mila euro regalati ai privati»

 

Sindacati-Fondazione, sintonia sulle restituzioni.

Mercoledì 22 maggio 2019      Logo-Corriere-del-Veneto-

 

Lettera inviata dai legali. Gasdia: la legge tutela i diritti acquisiti dei lavoratori

L.A

Risultati immagini per festival lirico arenianoVERONA Avvocati al contrattacco sul la spinosa questione delle parti di stipendio che 700 lavoratori della Fondazione lirica dovrebbero restituire, dopo averli percepiti negli anni 2014 e 2015. Secondo i legali di Cgil, Uil e Fials (Fabio Bucher, Michele Lai e Danilo Conte) quei soldi (tra i 2mila e i 4mila euro per ciascun dipendente areniano) sono intoccabili.

L’altra sera i legali hanno inviato una lettera alla Sovrintendente Cecilia Gasdia e al Direttore generale, Gianfranco De Cesaris, spiegando i motivi giuridici per cui la richiesta di restituzione (che era stata alla base dell’occupazione di protesta della sede di via Roma) è illegittima.

Tra le altre motivazioni, quella per cui non si tratterebbe di premi ai lavoratori, come afferma il Ministero, bensì «di accordi in base ai quali i lavoratori rinunciavano ad alcuni diritti, per esempio sul lavoro straordinario, e venivano per questo normalmente retribuiti».

Si contestano poi le date alla base del provvedimento: il Ministero sostiene che quei soldi erano stati erogati in un periodo in cui non lo si poteva fare, ma i tre avvocati ribattono che quel periodo era durato solo 27 giorni, perché riferito alla stipula e non all’entrata in vigore del contratto di lavoro (stipulato nel luglio 2012 ma poi mai entrato in vigore). I legali parlano anche di incostituzionalità del provvedimento stesso. Anche la Cisl (da tempo su posizioni autonome rispetto agli altri sindacati della lirica) chiede che non siano i lavoratori a pagare, puntando però sul fatto che Fondazione possa rivalersi su chi amministrava l’ente quando quelle erogazioni erano state fatte (sindaco Tosi e sovrintendente Girondini).

La sovrintendente in carica, Cecilia Gasdia, è peraltro pienamente d’accordo sul fatto che i lavoratori non debbano restituire quei soldi.«Già da tempo – spiega infatti Gasdia – ho dato incarico ad una nuova squadra di tecnici per difendere gli interessi dei lavoratori in tutte le sedi. Questo perché – aggiunge – ho massimamente a cuore il problema legato al recupero delle parti economiche integrative al Contratto di Lavoro per gli anni 2014 e 2015, imposto dopo l’ispezione del 2017. La legge che sembra disporre il recupero delle somme – spiega ancora la Sovrintendente – si presta a diverse interpretazioni, ancora da chiarire: ma la stessa legge, in modo inequivoco, fa salvi i diritti acquisiti dei lavoratori e proprio su questa parte della norma il teatro è impegnato a far valere le legittime aspettative dei lavoratori».

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La ri-caduta di Michele Croce – Rassegna stampa 12 marzo 2019

RASSEGNA STAMPA

 

VERONASERAAgsm, si attende il faccia a faccia tra Sboarina e lo sfiduciato Croce

Il Partito Democratico teme che il sindaco non toglierà la presidenza della multiutility a Croce: «Cercherà di far dimettere tutto il consiglio di amministrazione»

Oggi, 12 marzo, potrebbe essere il giorno in cui il sindaco di Verona Federico Sboarina e il presidente sfiduciato di Agsm Michele Croce si incontreranno per decidere il destino della più importante azienda controllata dal Comune di Verona. Dopo il voto di sfiducia del consiglio di amministrazione dell’azienda, a Croce viene chiesto di dimettersi e al sindaco si chiede chiarezza. Anche perché ieri Croce ha svolto i suoi compiti da presidente normalmente, pur in un contesto che di normale ha ben poco. Sboarina ha avuto un primo confronto con il consiglio di amministrazione di Agsm e quando avrà letto la relazione dei revisori dei conti prenderà il telefono e chiamerà Croce avrà con lui l’incontro decisivo per il futuro della multiutility.
All’orizzonte, comunque, non si vedono soluzioni in cui la situazioni resti invariata. Se Croce non fa un passo indietro, o se Sboarina non gli revoca l’incarico, potrebbero essere i membri del consiglio di amministrazione a rassegnare le dimissioni, facendo venir meno l’intero cda dell’azienda.
E il fatto che Sboarina non abbia ancora deciso di revocare l’incarico a Croce viene letta dal Partito Democratico di Verona come un «incredibile temporeggiamento» in una «situazione di emergenza che richiederebbe una presa di posizione netta e immediata». Questo scrivono i consiglieri comunali Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani.
Agsm è in questo momento un’azienda sostanzialmente allo sbando, di fatto priva di un presidente e anche di un direttore generale – dicono i consiglieri dem – Tutto fa pensare che la soluzione del sindaco passerà dalla porta di servizio: invece di imporre a Croce le dimissioni o revocarne l’incarico, Sboarina cercherà di far dimettere tutto il consiglio di amministrazione, dando così tempo al Masaniello nostrano di preparare l’ennesima campagna di veleni e falsi scoop sulla pelle delle aziende che era chiamato a governare, come fece quando venne destituito da Agec sempre per una storia di spese pazze a cui stavolta si aggiungono anche le consulenze pazze. Una soluzione comprensibile dal punto di vista del sindaco che ha sempre sostenuto Croce in tutto e per tutto, ma inaccettabile per l’azienda e la città che verrebbero attratte nell’ennesima campagna elettorale permanente.

 

 

Logo-Corriere-del-Veneto-Ore contate per Croce. Oggi il presidente sfiduciato incontra Sboarnia, che gli chiederà di lasciare.

Sul tavolo anche l’ipotesi di dimissioni di tutto il cda. Ed è già toto-successione

Lillo Aldegheri

VERONA Incontrarsi e dirsi addio. Nelle prime ore di questa mattina, il sindaco Federico Sboarina e il presidente di Agsm nonché leader di Verona Pulita Michele Croce potrebbero aver chiuso definitivamente il loro rapporto politico. Il sindaco non vuole gettare benzina sul fuoco con ulteriori commenti, ma si limita a spiegare, con tono peraltro molto deciso, che attende «una relazione approfondita del Collegio dei Revisori dei conti di Agsm, per verificare le contestazioni che hanno portato i 4 consiglieri d’amministrazione (tre di maggioranza e una del Pd, ndr) a dichiarare la loro sfiducia nei confronti del presidente». Subito dopo – aggiunge – non perderà neppure un’ora di troppo nel convocare lo stesso presidente. «E poi – conclude – mi comporterò di conseguenza e prenderò le mie decisioni». Una dichiarazione «neutra», dietro la quale si scorge però un percorso che appare ormai già delineato.

Suffragato dal parere unanime di tutti i partiti di maggioranza ed ancor più dai 3 consiglieri dell’azienda, decisamente «arrabbiati» e da lui incontrati domenica mattina, il sindaco sembra non avere più dubbi sulla strategia da seguire: richiesta di dimissioni immediate del presidente, con prevedibile rifiuto da parte di quest’ultimo, cui seguirà la scelta tra due opzioni: revoca del mandato o invito a dimettersi a tutti e 4 i consiglieri, cosa che farebbe decadere l’intero consiglio.

Nel vertice politico di domenica si è parlato soprattutto di revoca, ma chi ha buona memoria ha ricordato un precedente spinoso: Flavio Tosi, infatti, il 7 novembre 2012 revocò lo stesso Croce da presidente di Agec (per la vicenda degli arredi della sede) ma ci fu un ricorso al Tar, Croce venne reintegrato e per far decadere il vertice si dovettero dimettere tutti i consiglieri dell’azienda. Ieri, pertanto, Palazzo Barbieri ha fatto studiare a fondo se ci sia una motivazione «solidissima» per la revoca del presidente. Se ci fossero dubbi, verrà seguita la strada delle dimissioni da parte della maggioranza del CdA.

Inevitabile, a questo punto, che abbia già inizio del toto-successore. Chi potrebbe prendere il posto di Croce? Secondo molti, al sindaco piacerebbe scegliere un «tecnico» non strettamente legato ai partiti: le operazioni in corso in Agsm sono enormi – a partire dal progetto di fusione con la vicentina Aim – e un addetto ai lavori avrebbe tutte le conoscenze specifiche per portarle avanti. Ma è altrettanto prevedibile che i partiti non rinunceranno a dire la loro. Verona Domani, ad esempio, punterebbe su Mirco Caliari, da molti anni vicepresidente di Agsm e quindi già «dentro» i meccanismi aziendali. Anche il movimento del sindaco, Battiti, avrebbe peraltro un nome da lanciare, e sarebbe quello di Alessandro Montagna, oggi presidente di Megareti. Altro dato da tenere presente, l’imminente rimpasto in giunta, che vedrà la nomina ad assessore, per la Lega, di Nicolò Zavarise. La «rottura» politica con Verona Pulita potrebbe liberare anche il posto oggi occupato da Edi Maria Neri (da tempo in guerra con Croce, ma comunque nominata per conto del suo movimento) che, liberandosi, potrebbe aiutare a mettere insieme l’intero puzzle.

Una partita complicata, dunque, oltre che importantissima, e su cui solo oggi ne sapremo qualcosa di più. Dal mondo politico, intanto, arriva un nuovo affondo di Michele Bertucco (Sinistra in Comune) per il quale «è chiaro come il sole che la sfiducia a Croce deve aver avuto l’avvallo preventivo di Sboarina e non è stata un’iniziativa personale dei consiglieri di amministrazione». Quanto a Croce, secondo Bertucco «ha negato la trasparenza da lui stesso propugnata: Agsm Albania continua ad essere un oggetto misterioso, Amia versa in situazione ormai disperata e sulle consulenze ha messo in piedi un castello assurdo probabilmente finalizzato a scavalcare per fini personalistici l’autonomia dell’azienda».

IL RETROSCENA

Logo-Corriere-del-Veneto-Le accuse e il mega-progetto «parallelo» alla fusione che coinvolge anche Milano

L.A.

VERONA Il «caso Agsm» s’ingrossa di ora in ora sia su aspetti legali e amministrativi, sia su temi decisamente politici. Sul primo versante, le «accuse» a Croce sono legate alle consulenze affidate direttamente a professionisti esterni all’Azienda, ma in particolar modo all’avvocato Luca Tirapelle, il penalista che aveva difeso Croce anche in processi che lo riguardavano personalmente. In gioco anche altre consulenze (elencate in un esposto presentato da tempo contro Croce dall’avvocato Luigi Bellazzi, a sua volta querelato da Croce). E in contestazione c’è anche il costo delle celebrazioni in Gran Guardia per il 120esimo anniversario di Agsm, sulle quali sarebbe in dubbio la deducibilità o non deducibilità dell’Iva (le fatture non la comprendevano).

Dall’azienda arrivano, sia pure molto filtrate, le tesi difensive: l’Iva è questione opinabile anche per gli stessi avvocati, e l’incarico a Tirapelle, si dice, era perfettamente a norma delle leggi vigenti e per una somma inferiore a quella che obbligherebbe ad una gara pubblica. Ma i sostenitori di Croce aggiungono anche altro.

L’attacco al presidente, dicono, sarebbe legato ad appetiti politici creati da un gigantesco accordo in discussione in questi giorni, parallelamente alla fusione tra Agsm e Aim. Mentre quest’ultima dovrebbe definirsi in giugno, c’è invece un’altra scadenza molto più vicina, quella del 16 aprile, giorno in cui si deve rispondere ad un bando lanciato dalla trevigiana Ascopiave per coinvolgere altre multiutility, cedendo parte della propria clientela: il business si amplierebbe però anche a reti e servizi, prefigurando una collaborazione davvero gigantesca tra Verona, Vicenza e Treviso, cui si aggiungerebbe (per il settore dello smaltimento rifiuti) anche la milanese A2A. Lo stesso Croce, d’intesa con Sboarina, era andato a Milano a discuterne con A2A una decina di giorni fa, e proprio questo sarebbe il «progetto» citato dallo stesso Croce («chi fa sabotaggio contro di me, fa sabotaggio contro il progetto»). Retroscena di rilievo, insomma, per una guerra pesantissima, che in ogni caso lo diventerà ancora di più nei prossimi giorni.

Giusto ieri, Croce ha fatto pervenire ai consiglieri comunali di maggioranza un dossier coi risultati ottenuti dalla sua gestione. Quasi contemporaneamente, sul tavolo del sindaco arrivava però anche una versione dettagliata del rapporto preparato dal Collegio Sindacale di Agsm, molto critico su questa gestione. E la guerra, appunto, è solo all’inizio.

 

 

arenaAZIENDE E POLITICA. Continua il braccio di ferro dopo la sfiducia in Consiglio di amministrazione

Agsm, oggi il confronto tra Sboarina e Croce «Presto una decisione»

Il sindaco ieri ha voluto esaminare la relazione dei revisori dei conti Tra le ipotesi, la revoca del presidente o le dimissioni in blocco del cda

Enrico Santi

Resta in bilico la sorte di Michele Croce. Mentre si rincorrevano le voci di un suo imminente faccia a faccia con il sindaco Federico Sboarina – il Comune è socio unico della multiutility di lungadige Galtarossa – il presidente dell’Agsm, che sabato scorso era stato sfiduciato dai suoi consiglieri di amministrazione, incurante delle nubi di bufera, ieri si è recato a Milano per un incontro, già in agenda, nella sede di A2A, colosso lombardo dell’energia. E a Milano, nelle stesse ore, ci andava anche Sboarina ma per un appuntamento nella sede della Lega in via Bellerio con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Un incontro per discutere della questione della nuova governance dell’Autobrennero. Ma prima di partire per il capoluogo lombardo, in tarda mattinata il sindaco tornava a intervenire sul caso Croce. «Ho già ricevuto i consiglieri di amministrazione di Agsm che mi hanno relazionato sul Consiglio di sabato mattina. Adesso», fa sapere, «attendo una relazione ulteriormente approfondita da parte del Collegio dei revisori dei conti per verificare le contestazioni mosse al presidente, ciò che ha portato i consiglieri a decidere per la sfiducia nei suoi confronti». E assicura: «Subito dopo, non farò passare un’ora di troppo, convocherò il presidente per avere ulteriori chiarimenti e poi mi comporterò di conseguenza, prenderò le mie decisioni». E con chi gli chiede se si sono già parlati taglia corto: «Sì per dirgli che dobbiamo vederci». Una conferma, se ce ne fosse bisogno, dei rapporti ormai deteriorati fra i due «alleati». Croce è infatti fondatore e leader di Verona Pulita, formazione che sostiene (per ora) la maggioranza di Palazzo Barbieri.Il faccia a faccia tra Sboarina e Croce avverrà quindi molto presto, oggi dicono i bene informati. Intanto già si delineano i possibili scenari. Tutti sfavorevoli al presidente dell’Agsm, a meno che, caso improbabile visto che il sindaco ha già parlato di «percorso decisionale già avviato», tutto si risolva con un ritrovato accordo. Se i «chiarimenti» di Croce non fossero giudicati soddisfacenti sui rilievi mossigli dai quattro componenti il cda (Mirco Caliari, Francesca Vanzo, Maurizio Giletto per la maggioranza e Stefania Sartori per la minoranza) che l’hanno sfiduciato, il sindaco Sboarina potrebbe procedere alla revoca. In alternativa i consiglieri ribelli potrebbero rassegnare le dimissioni e ciò provocherebbe un azzeramento dei vertici dell’Agsm, poiché il cda decaderebbe automaticamente. E quest’ultima eventualità, sempre che Croce non decida, in autonomia, di fare un passo indietro accelerando così l’esito della crisi nell’azienda, pare in questo momento la più probabile. In questa partita a scacchi, la decisione di sfiduciare il presidente, evidentemente avallata dal sindaco, ha tutta l’aria di essere una mossa che prepara lo scacco matto.Il caso Croce, intanto, approda in Consiglio comunale a Vicenza, dove il consigliere di opposizione, Raffaele Colombara (Quartieri al centro) interviene sul tema della fusione tra le multiutility vicentina e veronese. «Il sindaco Rucco blocchi la trattativa di aggregazione», afferma, «poiché queste notizie fanno emergere una situazione tutt’altro che serena all’interno dell’azienda veronese e, soprattutto, mettono in evidenza come la gestione industriale sia fortemente condizionata dalle lotte scatenate tra le forze politiche che governano il Comune di Verona»

 

arena«Speriamo che la sfiducia non sia solo un segnale»

E.S..

«Invece di imporre a Croce le dimissioni o revocarne l’incarico», affermano Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani del Pd, «Sboarina cercherà di far dimettere tutto il cda, dando così tempo al Masaniello nostrano di preparare l’ennesima campagna di veleni e falsi scoop sulla pelle delle aziende che era chiamato a governare, come fece quando venne destituito da Agec sempre per una storia di spese pazze, legali ma inopportune a cui stavolta si aggiungono anche le consulenze pazze, sempre legali ma inopportune». Caustico anche Michele Bertucco di Verona e Sinistra in Comune: «Prima silura il presidente della più grande partecipata veronese e poi prende tempo dicendo che serve un chiarimento, ma se la sfiducia doveva funzionare solo da “segnale”, «Sboarina ha scelto il modo più irresponsabile, perché rende l’azienda ostaggio di una contesa personalistica». Chiede chiarezza anche Filippo Grigolini, presidente di Famiglia è Futuro, associazione che raccoglie l’eredità del Popolo della Famiglia: «La sfiducia a Croce deve essere l’occasione per evidenziare una gestione che oggi sembra emergere come opaca e poco chiara della principale holding partecipata dal Comune. Troppi dubbi», continua, «sono stati posti sulla modalità di gestione delle risorse pubbliche e che grava soprattutto sui veronesi e le loro famiglie».

 

La Finanza in Agsm e Amia

20 gennaio 2019    arena

 

F.M.

ENTI E DOCUMENTI.  Accessi  per acquisire le «carte» relative a incarichi fiduciari e bando per il dg Esposti, verifiche e acquisizioni di documenti. Nei giorni scorsi, su delega della Procura, la Guardia di Finanza ha varcato l’ ingresso  di Agsm e di Amia (società di proprietà di Agsm) per acquisire la documentazione che si riferisce ad  alcune delle perplessità relative alla gestione sollevate dall’ avvocato Luigi Bellazzi e contenute in un esposto depositato in Procura.Differenti gli ambiti così se nell’ azienda di via Basso Acquar i finanzieri si sono fermati per meno di un’ ora per prelevare documenti riguardanti «Amia Consulting», società della quale era amministratore unico Andrea  Miglioranzi e messa in liquidazione tre anni fa, in lungadige Galtarossa la richiesta di fornire «carte» è stata duplice.Da una

parte   l’   affidamento    di   un   incarico   fiduciario   sotto   soglia            (che                    secondo l’

orientamento del Consiglio di Stato non necessita quindi di bandi o gare a evidenza pubblica) conferito dal presidente Michele Croce ad un professionista. Al di là dell’ eventuale aspetto penalmente rilevante, sulla questione Corte dei Conti e  Consiglio    di Stato sono giunte a decisioni contrapposte. Se  la  prima non considera la  scelta di  un avvocato esterno come connotata da carattere fiduciario, il secondo ritiene essenziale l’ elemento della fiduciarietà.Richiesta anche  la  documentazione  del  bando per la scelta del direttore generale. L’ incarico di selezionare i candidati era stato affidato ad una società specializzata. Dai circa 40 curricula ne erano stati estrapolati tre ma nessuno aveva poi ottenuto il voto favorevole del Cda.

Fonte: arena

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Finanza in Agsm e Amia

F.M.

ENTI E DOCUMENTI.  Accessi  per acquisire le «carte» relative a incarichi fiduciari e bando per il dg Esposti, verifiche e acquisizioni di documenti. Nei giorni scorsi, su delega della Procura, la Guardia di Finanza ha varcato l’ ingresso  di Agsm e di Amia (società di proprietà di Agsm) per acquisire la documentazione che si riferisce ad  alcune delle perplessità relative alla gestione sollevate dall’ avvocato Luigi Bellazzi e contenute in un esposto depositato in Procura.Differenti gli ambiti così se nell’ azienda di via Basso Acquar i finanzieri si sono fermati per meno di un’ ora per prelevare documenti riguardanti «Amia Consulting», società della quale era amministratore unico Andrea  Miglioranzi e messa in liquidazione tre anni fa, in lungadige Galtarossa la richiesta di fornire «carte» è stata duplice.Da una

parte   l’   affidamento    di   un   incarico   fiduciario   sotto   soglia            (che                    secondo l’

orientamento del Consiglio di Stato non necessita quindi di bandi o gare a evidenza pubblica) conferito dal presidente Michele Croce ad un professionista. Al di là dell’ eventuale aspetto penalmente rilevante, sulla questione Corte dei Conti e  Consiglio    di Stato sono giunte a decisioni contrapposte. Se  la  prima non considera la  scelta di  un avvocato esterno come connotata da carattere fiduciario, il secondo ritiene essenziale l’ elemento della fiduciarietà.Richiesta anche  la  documentazione  del  bando per la scelta del direttore generale. L’ incarico di selezionare i candidati era stato affidato ad una società specializzata. Dai circa 40 curricula ne erano stati estrapolati tre ma nessuno aveva poi ottenuto il voto favorevole del Cda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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