La ri-caduta di Michele Croce – Rassegna stampa 12 marzo 2019

RASSEGNA STAMPA

 

VERONASERAAgsm, si attende il faccia a faccia tra Sboarina e lo sfiduciato Croce

Il Partito Democratico teme che il sindaco non toglierà la presidenza della multiutility a Croce: «Cercherà di far dimettere tutto il consiglio di amministrazione»

Oggi, 12 marzo, potrebbe essere il giorno in cui il sindaco di Verona Federico Sboarina e il presidente sfiduciato di Agsm Michele Croce si incontreranno per decidere il destino della più importante azienda controllata dal Comune di Verona. Dopo il voto di sfiducia del consiglio di amministrazione dell’azienda, a Croce viene chiesto di dimettersi e al sindaco si chiede chiarezza. Anche perché ieri Croce ha svolto i suoi compiti da presidente normalmente, pur in un contesto che di normale ha ben poco. Sboarina ha avuto un primo confronto con il consiglio di amministrazione di Agsm e quando avrà letto la relazione dei revisori dei conti prenderà il telefono e chiamerà Croce avrà con lui l’incontro decisivo per il futuro della multiutility.
All’orizzonte, comunque, non si vedono soluzioni in cui la situazioni resti invariata. Se Croce non fa un passo indietro, o se Sboarina non gli revoca l’incarico, potrebbero essere i membri del consiglio di amministrazione a rassegnare le dimissioni, facendo venir meno l’intero cda dell’azienda.
E il fatto che Sboarina non abbia ancora deciso di revocare l’incarico a Croce viene letta dal Partito Democratico di Verona come un «incredibile temporeggiamento» in una «situazione di emergenza che richiederebbe una presa di posizione netta e immediata». Questo scrivono i consiglieri comunali Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani.
Agsm è in questo momento un’azienda sostanzialmente allo sbando, di fatto priva di un presidente e anche di un direttore generale – dicono i consiglieri dem – Tutto fa pensare che la soluzione del sindaco passerà dalla porta di servizio: invece di imporre a Croce le dimissioni o revocarne l’incarico, Sboarina cercherà di far dimettere tutto il consiglio di amministrazione, dando così tempo al Masaniello nostrano di preparare l’ennesima campagna di veleni e falsi scoop sulla pelle delle aziende che era chiamato a governare, come fece quando venne destituito da Agec sempre per una storia di spese pazze a cui stavolta si aggiungono anche le consulenze pazze. Una soluzione comprensibile dal punto di vista del sindaco che ha sempre sostenuto Croce in tutto e per tutto, ma inaccettabile per l’azienda e la città che verrebbero attratte nell’ennesima campagna elettorale permanente.

 

 

Logo-Corriere-del-Veneto-Ore contate per Croce. Oggi il presidente sfiduciato incontra Sboarnia, che gli chiederà di lasciare.

Sul tavolo anche l’ipotesi di dimissioni di tutto il cda. Ed è già toto-successione

Lillo Aldegheri

VERONA Incontrarsi e dirsi addio. Nelle prime ore di questa mattina, il sindaco Federico Sboarina e il presidente di Agsm nonché leader di Verona Pulita Michele Croce potrebbero aver chiuso definitivamente il loro rapporto politico. Il sindaco non vuole gettare benzina sul fuoco con ulteriori commenti, ma si limita a spiegare, con tono peraltro molto deciso, che attende «una relazione approfondita del Collegio dei Revisori dei conti di Agsm, per verificare le contestazioni che hanno portato i 4 consiglieri d’amministrazione (tre di maggioranza e una del Pd, ndr) a dichiarare la loro sfiducia nei confronti del presidente». Subito dopo – aggiunge – non perderà neppure un’ora di troppo nel convocare lo stesso presidente. «E poi – conclude – mi comporterò di conseguenza e prenderò le mie decisioni». Una dichiarazione «neutra», dietro la quale si scorge però un percorso che appare ormai già delineato.

Suffragato dal parere unanime di tutti i partiti di maggioranza ed ancor più dai 3 consiglieri dell’azienda, decisamente «arrabbiati» e da lui incontrati domenica mattina, il sindaco sembra non avere più dubbi sulla strategia da seguire: richiesta di dimissioni immediate del presidente, con prevedibile rifiuto da parte di quest’ultimo, cui seguirà la scelta tra due opzioni: revoca del mandato o invito a dimettersi a tutti e 4 i consiglieri, cosa che farebbe decadere l’intero consiglio.

Nel vertice politico di domenica si è parlato soprattutto di revoca, ma chi ha buona memoria ha ricordato un precedente spinoso: Flavio Tosi, infatti, il 7 novembre 2012 revocò lo stesso Croce da presidente di Agec (per la vicenda degli arredi della sede) ma ci fu un ricorso al Tar, Croce venne reintegrato e per far decadere il vertice si dovettero dimettere tutti i consiglieri dell’azienda. Ieri, pertanto, Palazzo Barbieri ha fatto studiare a fondo se ci sia una motivazione «solidissima» per la revoca del presidente. Se ci fossero dubbi, verrà seguita la strada delle dimissioni da parte della maggioranza del CdA.

Inevitabile, a questo punto, che abbia già inizio del toto-successore. Chi potrebbe prendere il posto di Croce? Secondo molti, al sindaco piacerebbe scegliere un «tecnico» non strettamente legato ai partiti: le operazioni in corso in Agsm sono enormi – a partire dal progetto di fusione con la vicentina Aim – e un addetto ai lavori avrebbe tutte le conoscenze specifiche per portarle avanti. Ma è altrettanto prevedibile che i partiti non rinunceranno a dire la loro. Verona Domani, ad esempio, punterebbe su Mirco Caliari, da molti anni vicepresidente di Agsm e quindi già «dentro» i meccanismi aziendali. Anche il movimento del sindaco, Battiti, avrebbe peraltro un nome da lanciare, e sarebbe quello di Alessandro Montagna, oggi presidente di Megareti. Altro dato da tenere presente, l’imminente rimpasto in giunta, che vedrà la nomina ad assessore, per la Lega, di Nicolò Zavarise. La «rottura» politica con Verona Pulita potrebbe liberare anche il posto oggi occupato da Edi Maria Neri (da tempo in guerra con Croce, ma comunque nominata per conto del suo movimento) che, liberandosi, potrebbe aiutare a mettere insieme l’intero puzzle.

Una partita complicata, dunque, oltre che importantissima, e su cui solo oggi ne sapremo qualcosa di più. Dal mondo politico, intanto, arriva un nuovo affondo di Michele Bertucco (Sinistra in Comune) per il quale «è chiaro come il sole che la sfiducia a Croce deve aver avuto l’avvallo preventivo di Sboarina e non è stata un’iniziativa personale dei consiglieri di amministrazione». Quanto a Croce, secondo Bertucco «ha negato la trasparenza da lui stesso propugnata: Agsm Albania continua ad essere un oggetto misterioso, Amia versa in situazione ormai disperata e sulle consulenze ha messo in piedi un castello assurdo probabilmente finalizzato a scavalcare per fini personalistici l’autonomia dell’azienda».

IL RETROSCENA

Logo-Corriere-del-Veneto-Le accuse e il mega-progetto «parallelo» alla fusione che coinvolge anche Milano

L.A.

VERONA Il «caso Agsm» s’ingrossa di ora in ora sia su aspetti legali e amministrativi, sia su temi decisamente politici. Sul primo versante, le «accuse» a Croce sono legate alle consulenze affidate direttamente a professionisti esterni all’Azienda, ma in particolar modo all’avvocato Luca Tirapelle, il penalista che aveva difeso Croce anche in processi che lo riguardavano personalmente. In gioco anche altre consulenze (elencate in un esposto presentato da tempo contro Croce dall’avvocato Luigi Bellazzi, a sua volta querelato da Croce). E in contestazione c’è anche il costo delle celebrazioni in Gran Guardia per il 120esimo anniversario di Agsm, sulle quali sarebbe in dubbio la deducibilità o non deducibilità dell’Iva (le fatture non la comprendevano).

Dall’azienda arrivano, sia pure molto filtrate, le tesi difensive: l’Iva è questione opinabile anche per gli stessi avvocati, e l’incarico a Tirapelle, si dice, era perfettamente a norma delle leggi vigenti e per una somma inferiore a quella che obbligherebbe ad una gara pubblica. Ma i sostenitori di Croce aggiungono anche altro.

L’attacco al presidente, dicono, sarebbe legato ad appetiti politici creati da un gigantesco accordo in discussione in questi giorni, parallelamente alla fusione tra Agsm e Aim. Mentre quest’ultima dovrebbe definirsi in giugno, c’è invece un’altra scadenza molto più vicina, quella del 16 aprile, giorno in cui si deve rispondere ad un bando lanciato dalla trevigiana Ascopiave per coinvolgere altre multiutility, cedendo parte della propria clientela: il business si amplierebbe però anche a reti e servizi, prefigurando una collaborazione davvero gigantesca tra Verona, Vicenza e Treviso, cui si aggiungerebbe (per il settore dello smaltimento rifiuti) anche la milanese A2A. Lo stesso Croce, d’intesa con Sboarina, era andato a Milano a discuterne con A2A una decina di giorni fa, e proprio questo sarebbe il «progetto» citato dallo stesso Croce («chi fa sabotaggio contro di me, fa sabotaggio contro il progetto»). Retroscena di rilievo, insomma, per una guerra pesantissima, che in ogni caso lo diventerà ancora di più nei prossimi giorni.

Giusto ieri, Croce ha fatto pervenire ai consiglieri comunali di maggioranza un dossier coi risultati ottenuti dalla sua gestione. Quasi contemporaneamente, sul tavolo del sindaco arrivava però anche una versione dettagliata del rapporto preparato dal Collegio Sindacale di Agsm, molto critico su questa gestione. E la guerra, appunto, è solo all’inizio.

 

 

arenaAZIENDE E POLITICA. Continua il braccio di ferro dopo la sfiducia in Consiglio di amministrazione

Agsm, oggi il confronto tra Sboarina e Croce «Presto una decisione»

Il sindaco ieri ha voluto esaminare la relazione dei revisori dei conti Tra le ipotesi, la revoca del presidente o le dimissioni in blocco del cda

Enrico Santi

Resta in bilico la sorte di Michele Croce. Mentre si rincorrevano le voci di un suo imminente faccia a faccia con il sindaco Federico Sboarina – il Comune è socio unico della multiutility di lungadige Galtarossa – il presidente dell’Agsm, che sabato scorso era stato sfiduciato dai suoi consiglieri di amministrazione, incurante delle nubi di bufera, ieri si è recato a Milano per un incontro, già in agenda, nella sede di A2A, colosso lombardo dell’energia. E a Milano, nelle stesse ore, ci andava anche Sboarina ma per un appuntamento nella sede della Lega in via Bellerio con il sottosegretario alla Presidenza del Consiglio Giancarlo Giorgetti. Un incontro per discutere della questione della nuova governance dell’Autobrennero. Ma prima di partire per il capoluogo lombardo, in tarda mattinata il sindaco tornava a intervenire sul caso Croce. «Ho già ricevuto i consiglieri di amministrazione di Agsm che mi hanno relazionato sul Consiglio di sabato mattina. Adesso», fa sapere, «attendo una relazione ulteriormente approfondita da parte del Collegio dei revisori dei conti per verificare le contestazioni mosse al presidente, ciò che ha portato i consiglieri a decidere per la sfiducia nei suoi confronti». E assicura: «Subito dopo, non farò passare un’ora di troppo, convocherò il presidente per avere ulteriori chiarimenti e poi mi comporterò di conseguenza, prenderò le mie decisioni». E con chi gli chiede se si sono già parlati taglia corto: «Sì per dirgli che dobbiamo vederci». Una conferma, se ce ne fosse bisogno, dei rapporti ormai deteriorati fra i due «alleati». Croce è infatti fondatore e leader di Verona Pulita, formazione che sostiene (per ora) la maggioranza di Palazzo Barbieri.Il faccia a faccia tra Sboarina e Croce avverrà quindi molto presto, oggi dicono i bene informati. Intanto già si delineano i possibili scenari. Tutti sfavorevoli al presidente dell’Agsm, a meno che, caso improbabile visto che il sindaco ha già parlato di «percorso decisionale già avviato», tutto si risolva con un ritrovato accordo. Se i «chiarimenti» di Croce non fossero giudicati soddisfacenti sui rilievi mossigli dai quattro componenti il cda (Mirco Caliari, Francesca Vanzo, Maurizio Giletto per la maggioranza e Stefania Sartori per la minoranza) che l’hanno sfiduciato, il sindaco Sboarina potrebbe procedere alla revoca. In alternativa i consiglieri ribelli potrebbero rassegnare le dimissioni e ciò provocherebbe un azzeramento dei vertici dell’Agsm, poiché il cda decaderebbe automaticamente. E quest’ultima eventualità, sempre che Croce non decida, in autonomia, di fare un passo indietro accelerando così l’esito della crisi nell’azienda, pare in questo momento la più probabile. In questa partita a scacchi, la decisione di sfiduciare il presidente, evidentemente avallata dal sindaco, ha tutta l’aria di essere una mossa che prepara lo scacco matto.Il caso Croce, intanto, approda in Consiglio comunale a Vicenza, dove il consigliere di opposizione, Raffaele Colombara (Quartieri al centro) interviene sul tema della fusione tra le multiutility vicentina e veronese. «Il sindaco Rucco blocchi la trattativa di aggregazione», afferma, «poiché queste notizie fanno emergere una situazione tutt’altro che serena all’interno dell’azienda veronese e, soprattutto, mettono in evidenza come la gestione industriale sia fortemente condizionata dalle lotte scatenate tra le forze politiche che governano il Comune di Verona»

 

arena«Speriamo che la sfiducia non sia solo un segnale»

E.S..

«Invece di imporre a Croce le dimissioni o revocarne l’incarico», affermano Elisa La Paglia, Federico Benini e Stefano Vallani del Pd, «Sboarina cercherà di far dimettere tutto il cda, dando così tempo al Masaniello nostrano di preparare l’ennesima campagna di veleni e falsi scoop sulla pelle delle aziende che era chiamato a governare, come fece quando venne destituito da Agec sempre per una storia di spese pazze, legali ma inopportune a cui stavolta si aggiungono anche le consulenze pazze, sempre legali ma inopportune». Caustico anche Michele Bertucco di Verona e Sinistra in Comune: «Prima silura il presidente della più grande partecipata veronese e poi prende tempo dicendo che serve un chiarimento, ma se la sfiducia doveva funzionare solo da “segnale”, «Sboarina ha scelto il modo più irresponsabile, perché rende l’azienda ostaggio di una contesa personalistica». Chiede chiarezza anche Filippo Grigolini, presidente di Famiglia è Futuro, associazione che raccoglie l’eredità del Popolo della Famiglia: «La sfiducia a Croce deve essere l’occasione per evidenziare una gestione che oggi sembra emergere come opaca e poco chiara della principale holding partecipata dal Comune. Troppi dubbi», continua, «sono stati posti sulla modalità di gestione delle risorse pubbliche e che grava soprattutto sui veronesi e le loro famiglie».