15 febbraio 2019
Rispetto al progetto che interessa la cosidetta “area ex Albi”, in Corso Venezia 70, riteniamo doveroso fare alcune precisazioni vista la rilevanza delle tematiche che esse comportano, non solo per l’opera in questione, ma per una valenza più generale sull’utilizzo di normative quali la Legge Sblocca Italia, licenziata dal governo Renzi nel 2014.
Essa prevede un iter facilitato e veloce per opere di “interesse pubblico”, evitando sia le pastoie burocratiche ma anche il confronto con i residenti che abitano le località e le zone interessate dalla costruzione.
Questo comporta, ad esempio, che la cittadinanza non ha voce in capitolo per quello che riguarda le opere compensative, che dovrebbero mitigare l’impatto delle cubature di cemento e dei flussi di traffico aumentati.
Nel caso in questione, a risarcimento della costruzione di un supermercato di medie dimensioni, l’opera compensativa compresa nel progetto è, come troppo spesso accade, la classica rotonda, che chiaramente non va nella direzione di mitigare gli effetti ambientali e sanitari che la nuova infrastruttura comporterà. Per quanto riguarda invece il verde pubblico, la metratura standard dettata dalla normativa vigente in materia di compensazione ambientale è raggiunta inserendo anche la superfice stessa della rotonda!
Resta incomprensibilie la scelta di certificare l’ennesimo supermercati, che peraltro già abbondano nel quartiere interessato, come “opera di interesse pubblico”, chiedendo al Consiglio comunale di votare in tal senso.
Il voto dell’organismo rappresentativo del Comune è la precondizione perché quella normativa possa venire attuata, a dimostrazione del fatto che il ricorso, o meno, alle prerogative concesse dalla Legge Sblocca Italia, è una decisione squisitamente politica e non può, in nessun caso, essere presentata come semplice formalità burocratica.
Solo il voto dei consiglieri per cambiare la destinazione d’uso di parte di quell’area da uso residenziale ad uso commerciale riconoscento l’interesse pubblico può dare il via libera alla costruzione del supermercato senza modificare il Piano degli interventi mediante analisi, e procedure, più approfondite e, nel contempo, escludere i residenti da qualsivoglia rivendicazione.
La stessa legge è stata utilizzata per concedere in un’altra area privata, molto vicina alla “ex Albi” il permesso di costruire l’Adige Sport Village, il centro sportivo, (privato), più grande d’Europa, che impatterà in modo decisivo sull’arteria viabilistica di Corso Venezia. Anche in questo caso, le opere compensative si riducono ad una rotonda e a pochi fazzoletti di verde, raggiungibili però, a quanto pare, solamente entrando prima nella zona privata. In questo caso, qualcuno ipotizza che le iniziative sportive e le aree di competenza possano addirittura invadere l’area, (pubblica), del Parco del Giarol Grande.
Curiosa, ma ben comprensibile, è anche la scelta di dichiarare “sostenibili” i flussi di traffico sulla viabilità di Corso Venezia, dei due progetti, evitando accuratamente, però di sommarli per avere uno sguardo d’insieme sull’impatto complessivo.
Ci impegneremo affinchè le procedure previste dallo Sblocca Italia non vengano applicate, ricorrendo, se necessario, alle autorità competenti, forti di un’ampia letteratura giuridica che sentenzia il nostro punto di vista.
Non permetteremo, inoltre, che la vicenda in questione, e il silenzio che forse si sperava l’accompagnasse, si trasformi in una sorte di prova generale per assecondare il progetto, ben più invasivo, previsto dal Piano Folin e presentato dalla Fondazione Cariverona, che prevede cambi di destinazione d’uso per una volumetria pari a circa 55mila metri cubi. E tutto questo dovrebbe avvenire in pieno centro storico, aggredendo anche parte del patrimonio monumentale veronese, costituito da palazzi storici svenduti alla Fondazione dall’amministrazione precedente.
Comitato per un’urbanistica dalla parte dei cittadini