A circa un anno dall’insediamento della nuova Giunta comunale è possibile tracciare un primo bilancio. Se per la pianificazione urbanistica le scelte operative sono apprezzabili non altrettanto si può sostenere per quanto riguarda i temi etici e la libertà di espressione.
Da circa un anno si è insediata la nuova giunta comunale di Verona presieduta dal sindaco Federico Sboarina, che ha ereditato le conseguenze delle due pessime amministrazioni precedenti guidate da Flavio Tosi. La principale caratteristica delle passate amministrazione è stata quella di delegare agli operatori privati e quindi ai loro interessi, le scelte d’uso del territorio; di fatto la decisione di non pianificare correttamente ed organicamente la città, ma di creare una sorta di abito di Arlecchino, dove le diverse pezze colorate rispondevano agli eterogenei interessi degli investitori immobiliari. Il risultato di questa non pianificazione è sotto gli occhi di tutti: eccesive volumetrie a destinazione commerciale, mancanza di un piano del traffico adeguato, ulteriore consumo di suolo, vendita dei palazzi e degli edifici storici che il Comune aveva avuto in eredità, nessun intervento per usufruire dell’enorme patrimonio edilizio non e sotto utilizzato (circa 10.000 appartamenti sfitti), boicottaggio nella realizzazione o nella pianificazione dei parchi urbani, dell’Adige, delle mura, delle colline, della Spianà, dell’anello verde extra moenia e dello Scalo Merci della Ferrovia. Oltre a tutto ciò, la nuova Giunta si è ritrovata con le storiche eccellenze della città, Ente Fiera, Ente Lirico ed Aeroporto Catullo, in una grave e profonda crisi.
Urbanisticamente ha cercato fin da subito, con l’assessore Ilaria Segala, di “rammendare”, dove possibile, gli strappi tosiani. È stato bloccato il project financing per la ristrutturazione dell’Arsenale; è stato definitivamente bocciato l’assurdo progetto del traforo della collina; è stato fermato il progetto di costruire 11 fabbricati alti 11 metri al Nassar in riva all’Adige; è stata revisionata la variante urbanistica n.22 con il conseguente giro di vite a sei progetti di centri commerciali: quello a San Michele in località Cercola di 24.550 mq; quelli in ZAI di Garda Re di 8098 mq, del Consorzio Agrario Lombardo Veneto di 6.260 mq e quello della Liquigas di 5.273 mq; quelli in Spianà della Bernard srl di 2.700 mq e di Giuseppe Godi di 2.500 mq. Inoltre, è stata rivista la Variante 23 e la delibera comunale del 3 febbraio 2015, che ridefiniva la perimetrazione del centro urbano, con la definizione delle aree dismesse da riqualificare come le ex Cartiere, l’ex Biasi, l’ex Tiberghien e lo scalo merci in vista della dismissione, oltre ad altre 15. È necessario fare ancora molto, ma rispetto al passato il clima è decisamente cambiato.
Ma, se per quanto riguarda il settore della pianificazione urbanistica, le scelte della nuova Giunta sono apprezzabili, non altrettanto si può sostenere per quanto riguarda i temi etici e la libertà di espressione. Ritengo quindi sia necessario soffermarsi su queste scelte operative che reputo antidemocratiche. Si è iniziato con la volontà di togliere dalle biblioteche pubbliche tutti i libri che trattavano la questione gender; si è proseguito con la decisione del Comune di cancellare l’evento “Biblioteca vivente” nell’ambito del Tocatì a causa dei contenuti ritenuti non adeguati, perché trattavano la questione delle diversità sessuali. Il partito del Popolo della Famiglia, che appoggia la maggioranza politica dell’Amministrazione, in tutto questo ha individuato una “promozione di una cultura contraria alla famiglia” e quindi censurabile. È stato invece ospitato il “Bus della Libertà“, sulla cui fiancata campeggiava a caratteri cubitali la scritta “Non confondete l’identità sessuale dei bambini” e “Stop gender nelle scuole”. Come era stato corretto permettere a questa organizzazione di manifestare i propri principi, lo sarebbe stato anche consentire a coloro che non li condividevano di esprimere i propri. La censura contro chi la pensa in modo diverso da chi, pro tempore, detiene il potere, e viceversa la condiscendenza verso coloro che sono allineati, non è certo democratico e liberale. Oltre a queste inopportune e non condivisibili censure, che ricordano alcuni dei momenti più drammatici della civiltà umana, ho anche l’impressione che, tra alcuni esponenti della classe politica della maggioranza che governa la città, vi sia in atto un movimento oscurantista che è allineato con chi tenta di revisionare alcuni fatti storicamente dimostrati.
2017/12/02 Manifestazione pro “Biblioteca Vivente” (Verona) – Foto di Zeno Massignan
Tra questi, l’offensiva portata avanti soprattutto da alcuni esponenti della Lega, contro il Risorgimento quale mito fondatore dello stato-nazione, inteso come mito negativo. La delegittimazione della fondazione dello stato-nazione e dei principali protagonisti che vi parteciparono, ha lo scopo di individuare altri riferimenti storici più prossimi alle idee leghiste. Risulta quindi interessante notare come una parte della Lega si trovi molto vicina ad un particolare revisionismo cattolico sanfedista e borbonico. A tale proposito è significativo evidenziare come, nella nostra città, le Pasque Veronesi vengono celebrate come la ribellione della popolazione esasperata contro l’occupazione napoleonica, intesa solo come repressiva, violenta e portatrice di miseria. È certamente vero che le truppe d’occupazione francesi furono violente e provocatrici e che, assieme ai più alti funzionari, depredarono la nostra città di denari, beni preziosi ed opere d’arte, ma non furono solo questo. Inoltre, non chiariscono che fu una ribellione ispirata dall’aristocrazia e dalla chiesa contro la politica giacobina, che limitava i loro privilegi.
Sarebbe opportuno che, nell’ambito delle “Celebrazioni”, venisse spiegato che durante la breve occupazione francese furono indette le prime elezioni democratiche; furono deliberate importanti riforme come la suddivisione dei poteri in giudiziario e legislativo; venne data la possibilità, a tutti coloro che ne avevano i requisiti, di accedere alle carriere amministrative, politiche e giudiziarie; furono aboliti gli ultimi gravami feudali e i privilegi per diritto di nascita; furono soppressi i titoli nobiliari e i privilegi; gli ebrei vennero considerati cittadini come gli altri; fu realizzata una nuova toponomastica che forniva di un nome tutte le vie e le piazze e di un numero ogni casa; fu approvato un importante regolamento igienico-sanitario urbano; e le attività economiche, i commerci, le professioni ed i mestieri potevano essere praticati liberamente. In quel breve periodo Verona fu trasformata e modernizzata sulla base dei nuovi principi dell’illuminismo francese. Fu allora che nella nostra città si formò la borghesia. Concludo, sostenendo che le questioni relative ai paradigmi etici ed alle vicende della storia, andrebbero commentate nella loro totalità e non solo nelle parti più funzionali alle proprie ideologie e principi.
Giorgio Massignan
VeronaPolis