LA GIUNTA SBOARINA E IL SUO LIVORE CONTRO LA LIBERAZIONE E LA RESISTENZA

23.4.18

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Movimentandoci a Verona

 

 

 

 

Risultato immagine per palazzo barbieri

 

Il 23 aprile, due giorni prima della Festa della Liberazione, si terrà a Verona “Le marocchinate”, un evento teatrale di Simone Cristicchi. La manifestazione usufruisce del patrocinio del Comune e della sponsorizzazione di Agsm, l’azienda partecipata “centrale” della città. Le “marocchinate” rappresentano una pagina cupa della storia del nostro paese. Con questo nome si identificano le violenze, gli stupri, ed anche gli omicidi a danno di civili italiani perpetrati, nel maggio del 1944 nel Lazio, dai goumier, le truppe marocchine che facevano parte del corpo di spedizione francese che contribuì  a sfondare la linea Gustav e causò la ritirata delle truppe tedesche più a nord.
Vito Comencini, neodeputato della Lega, ne dà notizia in un post su facebook, definendo quei tragici accadimenti come “l’altra faccia della Liberazione”.
Il tentativo, a mio avviso evidente, è quello di avvolgere tutte le parti in campo in una comune spirale di violenza che nasconda le differenze e rimescoli la storia, rendendo indistinguibili le responsabilità.
Definire le marocchinate come “l’altra faccia della Liberazione” significa infatti equiparare un fatto che, seppur efferato, resta episodico, ad una serie continua di stragi ed orrori, tra i quali la strage di Marzabotto, quella di Sant’Anna di Stazzema, o le Ardeatine, solo per citarne alcuni. Tutto questo senza tener conto, inoltre, della pianificazione dei massacri che contraddistinse quelli causati dalle truppe nazifasciste ma non le “marocchinate”.
Si tratta dell’ennesimo esercizio di revisionismo storico a Verona.
Episodi o continuità, sembrerebbe proprio essere questa la linea conduttrice di questo articolo. Se, infatti, la nota di Comencini rappresentasse solo un episodio, la mia accusa di revisionismo storico, seppure attinente da un punto di vista storico, potrebbe apparire essa stessa pretestuosa, o perlomeno esagerata.
In realtà quella messa in atto, in questo caso da Vito Comencini, è una modalità ben nota ai componenti delle giunte comunali che negli anni si sono susseguite a Palazzo Barbieri. Sono stati davvero molti, oserei dire troppi, i consiglieri di maggioranza e gli assessori che, (per non parlare dei sindaci stessi), succubi ad un’ideologia fascistoide, hanno dimostrato un livore non comune contro tutto ciò che ha a che fare con la Liberazione e, soprattutto, con la Resistenza partigiana.
Il risultato di questa vicinanza ad ideali “nostalgici” si traduce spesso in azioni e affermazioni dirette a sporcare e annacquare il senso antifascista del 25 Aprile.
Il 26 aprile, ad esempio, in occasione della commemorazione di Sergio Ramelli, studente di destra ucciso durante gli anni di piombo, l’amministrazione vigente ha deciso di concedere la sala comunale e di patrocinare l’iniziativa. Saranno inoltre presenti, in veste di relatori, Ciro Maschio, neodeputato con Fratelli d’Italia e precedentemente Presidente del consiglio comunale e il  consigliere comunale Andrea Bacciga.
Anche in questo caso, penso che ogni parte abbia il diritto di commemorare i suoi morti. Il problema nasce quando si scopre che l’iniziativa è organizzata da Fortezza Europa, una compagine politica formatasi recentemente da una scissione interna a Forza Nuova, e che si sta affermando tra le realtà dell’ultra destra. Il consigliere comunale Bacciga è inoltre cofondatore di tale formazione!
Significa quindi, e questo ritengo inaccettabile, che l’amministrazione Sboarina sta concedendo spazi, patrocini e copertura politica tramite la presenza di suoi esponenti, ad una  realtà politica che si autodefinisce fascista. Il tutto aggravato dal fatto che questo accadrà il giorno dopo che esponenti delle stesse istituzioni comunali avranno partecipato alle celebrazioni ufficiali per la Festa della Liberazione!
Ma la cosa più eclatante riguarda proprio la fatidica data del 25 Aprile; non tutti sono a conoscenza del fatto che la giunta Sboarina ha tentato, quest’anno, di ridimensionare le celebrazioni ufficiali della Festa della Liberazione. Infatti, per la prima volta dalla fine della seconda guerra mondiale, aveva fatto sapere al comitato istituzionale (nel quale figurano anche il Prefetto, l’Associazione Partigiani e quella degli ex Deportati nei campi di sterminio), che era sua intenzione annullare il corteo popolare, e che tale decisione sarebbe stata sancita da una delibera. La delibera non ha mai visto la luce, evidentemente per le pressioni che sono arrivate da più parti, ma la provocazione messa in atto basta e avanza per ratificare, se ancora ve ne fosse bisogno,  la distanza siderale che intercorre, sul piano ideale, tra questa amministrazione e la stessa Carta Costituzionale, nata, appunto, dalla Resistenza!

 

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