Venezia e Mose, come aggiungere danno al danno. – Il comunicato stampa di Italia Nostra

Martedì 19 Novembre 2019    comuunicato stampa

 

Il comunicato stampa di Italia Nostra, che si dice sbigottita della nomina di Elisabetta Spitz a Commissario per il Mose. Negli anni della finanza creativa di Giulio Tremonti era stata a capo dell’Agenzia del Demanio e aveva guidato la stagione delle “cartolarizzazioni” arrecando grave danno alle finanze pubbliche e facendo fallire diverse società governative.

 

15-11-2019
La nomina di Elisabetta Spitz a commissario del Mose: sbigottimento di Italia Nostra
Risultati immagini per logo italia nostra E’ con sbigottimento che apprendiamo la nomina di Elisabetta Spitz quale commissario straordinario del MOSE da parte del Ministro delle Infrastrutture e dei Trasporti, Paola De Micheli. A capo di un’opera strategica per Venezia e per la sua Laguna viene messa la protagonista di una delle stagioni più buie per il patrimonio immobiliare pubblico italiano. Alludiamo al periodo delle cartolarizzazioni del Ministro Giulio Tremonti durante il quale l’architetto Spitz fu a capo dell’Agenzia del Demanio.
Non si contano i fallimenti politici ed economici di quegli anni: la chiusura anticipata di SCIP – Società Cartolarizzazione Immobili Pubblici S.r.l., con il “fallimento” di SCIP2 dove i costi dell’operazione furono superiori ai ricavi; la liquidazione della società Infrastrutture S.p.A. che avrebbe dovuto porre il patrimonio immobiliare collettivo a garanzia delle opere pubbliche; la costituzione di Patrimonio dello Stato S.p.A., autentico doppione dell’Agenzia del Demanio. Va notato che la SCIP – Società Cartolarizzazione Immobili Pubblici S.r.l. era stata costituita in Lussemburgo il 21 novembre 2001 da due fondazioni olandesi controllate dal Ministero dell’economia e delle finanze (la “Stichting Thesaurum” e la “Stichting Palatium”, costituite ad Amsterdam il 5 novembre 2001 e amministrate da un trust fund olandese, la “TMF Management BV”) per sfuggire alla tassazione italiana.
Ora PD e Movimento 5 Stelle riesumano questo autentico “boiardo di Stato” di provenienza immobiliaristica e tremiamo al solo pensiero delle conseguenze che questo potrà avere, soprattutto in riferimento alle opere di mitigazione e compensazione ambientale: non ci stupiremo di vedere beni pubblici o isole della laguna trasformati in resort di lusso proprio grazie ai soldi delle misure compensative del MOSE.
La soluzione primigenia di un ingegnere proveniente dall’ambiente militare, ma con indiscusse competenze idrauliche e ambientali, ci pareva la più opportuna per il ruolo di commissario del MOSE, sia per prevenire eventuali nuovi fenomeni di corruzione, sia per garantire imparzialità nella spesa delle ingenti risorse pubbliche ancora a disposizione.
Mariarita Signorini, Presidente nazionale Italia Nostra
Lidia Fersuoch, Presidente Italia Nostra

Mafia in Veneto: anni di analisi semplicistiche e omertà

27 febbraio 2019        VERONA IN

Il prefetto Mulas e l'allora questore Mangini, Comitato Provinciale per l'Ordine e la Sicurezza Pubblica del 15 dicembre 2016
Il prefetto Mulas e l’allora questore Mangini, Comitato Provinciale per l’Ordine e la Sicurezza Pubblica del 15 dicembre 2016

Se il territorio si è improvvisamente scoperto penetrato dalle organizzazioni mafiose è perché quasi tutti hanno creduto che la criminalità diffusa fosse prodotta dalla criminalità organizzata; di conseguenza, se mancava una, mancava pure l’altra.

L’argomento già delicato, la presenza mafiosa a Verona e nel Nord Est, è stato reso ancor più sensibile da quanto avvenuto nelle ultime due settimane e dall’ampio risalto datone dalla stampa locale. E allora cominciamo da qui.

Passato e presente. «Se, come veneti, non abbiamo gli anticorpi, ce li dobbiamo fare, e anche in fretta. Qui, fino a pochi anni fa, si lasciava la chiave sulla porta di casa. Siamo la terra del rispetto, in cui una stretta di mano è un contratto. Per questo non abbiamo mai avuto anticorpi contro questi livelli di criminalità organizzata». Parole, queste, del presidente della Regione Veneto Luca Zaia, con le quali ha accompagnato la sottoscrizione dell’appello contro la mafia, scritto da Pierpaolo Romani, coordinatore nazionale di “Avviso Pubblico” (il sodalizio nato nel 1996 con l’intento di collegare ed organizzare gli amministratori che concretamente si impegnano a promuovere la cultura della legalità), e lanciato dal Corriere del Veneto subito dopo l’inchiesta sulle infiltrazioni dei camorristi di Casal di Prinicipe nel comune veneziano di Eraclea.Facciamo ora un salto indietro di oltre un secolo. Nel 1904 veniva pubblicata dalla casa editrice fiorentina Olschki “La provincia di Verona: monografia statistica, economica, amministrativa”, opera del conte Luigi Sormani Moretti, prefetto della provincia scaligera dal 1888 al 1897. Nella monografia, il reggiano Sormani Moretti, prefetto pure di Venezia dal 1876 al 1880 e di Treviso dal 1903 al 1906, affermava che «la tranquillità e l’ordine devonsi riconoscere nel veronese, dovute all’indole mite, alle savie tradizioni ed alle consuetudini civili delle popolazioni» e che il territorio risultava privo di quegli elementi di pericolosità sociale che, al contrario, caratterizzavano quelle zone del Paese dove c’era «l’abitudine di portare sopra di sé il coltello o rivoltella».

Non saranno solo i successori del prefetto Sormani Moretti a confermare questa rappresentazione di “isola felice” all’interno dell’“arcipelago felice” regionale: un noto legale scaligero, nella prefazione ad un volume edito nel maggio del 2014, scriveva: «La nostra città non ha mai avuto una criminalità organizzata se si esclude la criminalità politica della Tangentopoli degli anni ’90 che, comunque, non può essere definita nera perché si limitava a rubare, non ammazzava. I fatti, anche gravi e gravissimi che hanno portato Verona ai cosiddetti onori della cronaca sono fatti isolati, non collegabili tra loro e non espressivi di una mentalità. In chiave delinquenziale il nostro DNA è sano».

Fonte: VERONA IN Mafia in Veneto: anni di analisi semplicistiche e omertà

La Finanza in Agsm e Amia

20 gennaio 2019    arena

 

F.M.

ENTI E DOCUMENTI.  Accessi  per acquisire le «carte» relative a incarichi fiduciari e bando per il dg Esposti, verifiche e acquisizioni di documenti. Nei giorni scorsi, su delega della Procura, la Guardia di Finanza ha varcato l’ ingresso  di Agsm e di Amia (società di proprietà di Agsm) per acquisire la documentazione che si riferisce ad  alcune delle perplessità relative alla gestione sollevate dall’ avvocato Luigi Bellazzi e contenute in un esposto depositato in Procura.Differenti gli ambiti così se nell’ azienda di via Basso Acquar i finanzieri si sono fermati per meno di un’ ora per prelevare documenti riguardanti «Amia Consulting», società della quale era amministratore unico Andrea  Miglioranzi e messa in liquidazione tre anni fa, in lungadige Galtarossa la richiesta di fornire «carte» è stata duplice.Da una

parte   l’   affidamento    di   un   incarico   fiduciario   sotto   soglia            (che                    secondo l’

orientamento del Consiglio di Stato non necessita quindi di bandi o gare a evidenza pubblica) conferito dal presidente Michele Croce ad un professionista. Al di là dell’ eventuale aspetto penalmente rilevante, sulla questione Corte dei Conti e  Consiglio    di Stato sono giunte a decisioni contrapposte. Se  la  prima non considera la  scelta di  un avvocato esterno come connotata da carattere fiduciario, il secondo ritiene essenziale l’ elemento della fiduciarietà.Richiesta anche  la  documentazione  del  bando per la scelta del direttore generale. L’ incarico di selezionare i candidati era stato affidato ad una società specializzata. Dai circa 40 curricula ne erano stati estrapolati tre ma nessuno aveva poi ottenuto il voto favorevole del Cda.

Fonte: arena

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

La Finanza in Agsm e Amia

F.M.

ENTI E DOCUMENTI.  Accessi  per acquisire le «carte» relative a incarichi fiduciari e bando per il dg Esposti, verifiche e acquisizioni di documenti. Nei giorni scorsi, su delega della Procura, la Guardia di Finanza ha varcato l’ ingresso  di Agsm e di Amia (società di proprietà di Agsm) per acquisire la documentazione che si riferisce ad  alcune delle perplessità relative alla gestione sollevate dall’ avvocato Luigi Bellazzi e contenute in un esposto depositato in Procura.Differenti gli ambiti così se nell’ azienda di via Basso Acquar i finanzieri si sono fermati per meno di un’ ora per prelevare documenti riguardanti «Amia Consulting», società della quale era amministratore unico Andrea  Miglioranzi e messa in liquidazione tre anni fa, in lungadige Galtarossa la richiesta di fornire «carte» è stata duplice.Da una

parte   l’   affidamento    di   un   incarico   fiduciario   sotto   soglia            (che                    secondo l’

orientamento del Consiglio di Stato non necessita quindi di bandi o gare a evidenza pubblica) conferito dal presidente Michele Croce ad un professionista. Al di là dell’ eventuale aspetto penalmente rilevante, sulla questione Corte dei Conti e  Consiglio    di Stato sono giunte a decisioni contrapposte. Se  la  prima non considera la  scelta di  un avvocato esterno come connotata da carattere fiduciario, il secondo ritiene essenziale l’ elemento della fiduciarietà.Richiesta anche  la  documentazione  del  bando per la scelta del direttore generale. L’ incarico di selezionare i candidati era stato affidato ad una società specializzata. Dai circa 40 curricula ne erano stati estrapolati tre ma nessuno aveva poi ottenuto il voto favorevole del Cda.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Verona, il Comune risponde ai dubbi della Corte dei Conti sul bilancio 2015

5.6.18                                                                                    VERONASERA

Il consigliere comunale Bertucco commenta: “Sul Traforo la pietra tombale è già stata messa, resta da capire come l’amministrazione intenda spendere gli 8 milioni della fideiussione”

 

Il Comune di Verona ha risposto alla richiesta di chiarimento inviata dalla Corte dei Conti sul bilancio del 2015. Ora non resta che attendere il responso dell’ente di controllo contabile, il quale dovrà valutare se gli argomenti di Palazzo Barbieri sono validi oppure servono ulteriori approfondimenti.
Sulla vicenda del Traforo-Passante Nord, la Corte dei Conti aveva chiesto perché gli 8 milioni della fideiussione non erano stati ancora riscossi. La risposta è stata che quei soldi sono ancora in bilico per un ricorso di Technital al Consiglio di Stato. Nel mirino della Corte dei Conti anche Solori, la società di riscossione crediti, che per quello costa ha un tasso di realizzo molto basso. Nella risposta partita da Verona, si mette in luce il fatto che Solori nel 2015 era da poco attiva e che non era possibile valutare i risultati raggiunti in un lasso di tempo di tempo così breve.
E il consigliere comunale di Verona e Sinistra in Comune Michele Bertucco, che aveva dato risalto all’intervento della Corte dei Conti, commenta in questo modo la risposta fornita dal Comune.
 Sul cosiddetto Passante Nord la pietra tombale l’hanno messa i dirigenti comunali qualche anno fa, certificando la mancanza di una proposta valida e bancabile da parte dell’allora concessionario. L’amministrazione ha in effetti già avviato le pratiche per l’escussione coattiva della fideiussione, passaggio che negli anni scorsi era stato ostacolato dall’ostruzionismo dell’ex Sindaco Tosi. Manca pertanto soltanto la certezza del Consiglio di Stato a cui le ditte avevano fatto ricorso dopo la sconfitta al Tar, con l’unico obiettivo di prolungare una inutile quanto inopportuna agonia. Sul Traforo, dunque, siamo già da un pezzo ai titoli di coda, la risposta più interessante che attendiamo dall’amministrazione riguarda come intende impiegare gli 8 milioni della cauzione una volta che verrà incassata. Resta invece purtroppo avvolta nelle nebbie dell’indecisionismo la condizione di molte aziende partecipate che non brillano per risultati né per conduzione, a cominciare da Solori.
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Andrea Miglioranzi.

20 gennaio 2019

La Guardia di Finanza è entrata negli uffici di Amia per acquisire documentazione relativa a “Amia Consulting”, società che vedeva come amministratore unico proprio Andrea Miglioranzi. La società è stata messa in liquidità tre anni fa. L’indagine è partita in seguito al deposito di un esposto alla Procura della Repubblica, presentato dall’avvocato Luigi Bellazzi.

Fonte: arena La Finanza in Agsm e Amia