Il Tar rimanda l’Arsenale a settembre Nodo penale: la via d’uscita del Comune

29.6.17

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Ricordiamo che la sentenza, come riprende la nota del Comitato, riguarda la richiesta di sospensiva cautelare dei provvedimenti dell’Amministrazione comunale, a partire dalla delibera del Consiglio Comunale n. 68 del 30 novembre 2016 (con cui il Consiglio Comunale ha approvato il progetto preliminare di Italiana Costruzioni ed adottata la variante urbanistica necessaria a consentire tale approvazione) e, quindi, a cascata, tutti gli atti conseguenti.

 

RASSEGNE STAMPA, DOCUMENTI E MATERIALI SUL TENTATIVO IN ATTO DI PRIVATIZZAZIONE DELL’EX ARSENALE

 

Logo-Corriere-del-Veneto- Niente apertura delle buste per il project a luglio. Importante spendere i 15 milioni entro l’anno

VERONA L’Arsenale è rimandato a settembre. Il Tribunale amministrativo regionale ha esaminato ieri mattina il ricorso presentato dal Comitato e da Legambiente contro la Variante urbanistica che, votata dal consiglio comunale, rendeva possibile il restauro del compendio asburgico secondo il progetto di Italiana Costruzioni. Il Tar ha rinviato la sentenza al 13 settembre. E fino ad allora, quindi, non si muoverà foglia, perché anche a Palazzo Barbieri quasi tutti concordano nel dire che non si possono aprire le buste della gara d’appalto (la scadenza è fissata al 20 luglio) prima di sapere se quella Variante rimane valida oppure se decade, per decisione dei magistrati amministrativi di Venezia.

Due mesi e mezzo di stop, quindi, e se ne riparlerà solo sul finire dell’estate. Nel frattempo, il sindaco Federico Sboarina potrà valutare con attenzione anche il problema della penale da pagare per fermare il project-financing, se a fermarlo non dovessero essere i giudici. Con una notizia buona e una cattiva.

Quella buona è che la penale (secondo la convenzione di oltre 4 milioni e mezzo) potrebbe ridursi di molto se il Comune trovasse valide «ragioni di pubblico interesse» e fermasse tutto prima della firma del contratto definitivo con l’impresa. In quel caso, secondo diversi tecnici comunali, potrebbe bastare il pagamento del progetto realizzato dall’impresa (per un costo che si aggirerebbe sui 600mila euro), che verrebbe così acquisito dal Comune e potrebbe sempre essere utile in futuro.

La notizia cattiva riguarda invece i milioni (quasi 15) che il Comune ha già a disposizione per questo intervento. Se non venissero spesi entro l’anno, spiegano diversi addetti ai lavori, finirebbero tra gli interventi non effettuati («vanno in economia» è l’espressione in gergo usata dai tecnici) e verrebbero ad aggiungersi a quel centinaio di milioni che, come hanno denunciato più volte l’ex sindaco Flavio Tosi e l’ex assessore al Bilancio, Pierluigi Paloschi, Palazzo Barbieri non può spendere per colpa del Patto di Stabilità.

Aspettando settembre, peraltro, resta più che mai valida la questione posta l’altro giorno da Michele Bertucco sull’urgenza di interventi immediati per un Arsenale che sta letteralmente cadendo a pezzi. Il 9 giugno scorso la soprintendenza aveva chiesto notizie sui lavori di manutenzione straordinaria da effettuare nel compendio. E quattro giorni dopo, l’ingegner Luciano Ortolani, Rup (Responsabile unico del progetto) per l’Arsenale aveva scritto a sua volta al Soprintendente, Fabrizio Magani, confermando il «progressivo e costante incremento del degrado del compendio, che versa in condizioni di sicurezza e igiene assolutamente precarie». L’ingegnere aveva anche sottolineato «quanto sia urgente la bonifica del terreno inquinato, che se va avanti il project sarà a cura di Italiana Costruzioni, ma in caso contrario diverrà la priorità assoluta», anche perché, aveva aggiunto, «a fronte di un conclamato inquinamento del terreno il Comune continua comunque a usare le aree contaminate, giustificato da una deroga concessa lo scorso anno dall’Arpav che però non potrà certamente avere una durata illimitata».

La vicenda dell’Arsenale si trascina ormai da quasi vent’anni. Durante l’Amministrazione di Michela Sironi era stato presentato un progetto da parte dell’archistar inglese David Chipperfield, che prevedeva un costo per il recupero di oltre 80 milioni di euro. Durante le giunte Tosi erano arrivate prima un progetto dell’impresa friulana Rizzani De Eccher, poi quello, attualmente in fase finale di gara, di Italiana Costruzioni. Il progetto prevede un investimento da parte del Comune di 15 milioni e da parte del privato di 30 milioni subito e di circa 120 nel corso dei 50 anni di concessione. Italiana Costruzioni, se il project…sopravvivrà, dovrà eseguire preventivamente i lavori di bonifica del terreno.- Lillo Aldegheri

 

Articolo non rimovibile

 

Ospiti indesiderati nel quartiere veronetta

24.6.17                                    LAVOCE DELLE LOTTE

 

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Il recente insediamento di Casapound nello storico quartiere multietnico e antifascista, ed anche punto d’incontro studentesco, appare come una meschina provocazione destinata ad avere pesanti ripercussioni.

Per quello che ha vissuto e per ciò che rappresenta, non è esagerato definirlo il quartiere resistente di Verona. Ci si è sempre impegnati a fondo nel denigrare questa realtà con l’arcinoto pregiudizio razziale diffusissimo fra gli scaligeri; in principio leghisti e non solo storpiavano il nome del quartiere in “Terronetta” salvo poi scoprire che anche i meridionali sono italiani e allora hanno optato per “Neronetta”, giusto per mantenere elevati gli standard di tolleranza. Ed anche in quest’ultima campagna elettorale i contendenti hanno giocato la carta della sicurezza, tanto cara alla benpensante cittadinanza, che nel concreto significa repressioni ed intimidazioni poliziesche, goliardiche spedizioni punitive dei soliti gruppetti identitari e la sistematica omertà dei media locali. Lo scorso anno è stato approvato dalla giunta di Flavio Tosi il progetto di riqualificazione urbana per Veronetta, un rinnovamento calato dall’alto che concederà opportunità di profitto per il capitale privato e di conseguenza disgregherà il tessuto sociale. Appare evidente la scelta di marginalizzare le povertà utilizzando come grimaldello le situazioni di degrado, curandole con la solita verve assolutistica. All’interno di queste dinamiche vuole inserirsi CasaPound, formazione che non ha certo bisogno di preamboli, una formazione (è bene sottolinearlo) del tutto estranea al quartiere che difatti s’era limitata soltanto negli ultimi mesi ad episodiche scorribande, qualche scritta sui muri e adesivi attaccati qua e là. Ma ora hanno alzato decisamente il tiro, si sono insediati al civico 27 di Via Campofiore e già tre episodi fanno capire dove vogliono andare a parare. La notte di venerdì 9 giugno, in Via San Francesco, tre ragazzi sono stati aggrediti a freddo da un gruppo di giovani esponenti di CasaPound. Prima hanno spintonato uno degli ignari passanti facendolo cadere dalla bicicletta e in seguito hanno provocato una rissa, imputando ai malcapitati di aver staccato i loro adesivi e di aver fatto delle scritte sulla loro sede. A supporto dell’azione si sono presentati tra Lungadige Porta Vittoria e Biblioteca Frinzi altri venti militanti che, in stato di visibile alterazione alcolica, hanno cercato invano di portare a termine il pestaggio. Tra questi, uno stringeva nella mano un coltello. Pochi giorni prima cinque di loro s’erano scagliati contro un ragazzo provocandogli gravi ferite al volto, non a caso il fatto è avvenuto in Via Campofiore. Martedì 13, riconoscendo un paio di compagni in moto, una ventina di militanti ha inscenato un inseguimento, già mezz’ora prima dell’accaduto uno dei due compagni era stato fatto oggetto di provocazioni dagli stessi fascisti nelle vicinanze. E’ molto probabile che si sentano legittimati e forse anche protetti da organi come la Polizia, che in un documento promuove CasaPound come organizzazione che tutela le fasce più deboli e che ha l’obiettivo di sostenere una rivalutazione degli aspetti innovativi e di promozione sociale del ventennio, a loro dire le “controversie” sarebbero colpa delle sinistre radicali che sotto la spinta del cosiddetto ‘antifascismo militante’ non riconoscono l’agibilità politica alle formazioni di estrema destra. In altri termini l’antifascismo creerebbe problemi al contrario dei bravi promotori sociali del ventennio. Parole e musica della Polizia di Stato. Dinnanzi a certe prese di posizione è necessario svuotare la mente da tutte le favole sul senso dello Stato piuttosto che sulla bontà delle istituzioni democratiche. Le uniche armi nelle mani degli antifascisti veronesi sono quelle della solidarietà e dell’auto-organizzazione, nessuna raccolta firme caccerà i fasci dal quartiere. Veronetta ha bisogno di circoli culturali, di associazioni di aiuto collettivo, di spazi aggregativi capaci di incidere positivamente nel tessuto sociale e non di ciniche gentifricazioni o (peggio ancora) di infami squadristi privi di scrupoli. Chiudo con una strofa di un pezzo Oi!, è un pezzo di un gruppo veronese a me molto caro: “Quando aumenta l’ingiustizia, aumenterà la lotta! Vi urleremo in faccia la nostra rabbia!”

 

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Sboarina, sull’Arena si parrà la tua “discontinuitade” da Tosi

29.6.17                                     logo_vvox_small

 

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RASSEGNE STAMPA, DOCUMENI E MATERIALI CORRELATI

Articolo di Cesare Galla

Il neo-sindaco di centrodestra potrebbe cominciare facendo tornare in giunta un assessore alla cultura. Possibilmente autorevole

 

Nella notte del trionfale ballottaggio, la prima dichiarazione di Federico Sboarina da nuovo sindaco di Verona è stata la conferma della sua assoluta contrarietà a coprire l’Arena. Del resto, negli ultimi mesi soleva dire che i grandi amori della sua vita sono due, sua moglie e Verona. Strategia elettorale da uomo di destra, va da sé: patria e famiglia. Ma è pur vero che poche cose (forse solo la squadra di calcio dell’Hellas) hanno un tasso di veronesità “in purezza” come l’anfiteatro romano. Ora, il risultato elettorale dice anche, fra mille altre cose, che la linea del “non si tocca nulla” in questo campo ha funzionato.

Le elezioni sono state vinte dal candidato che per tutta la campagna elettorale, su Arena e Fondazione, si è collocato più lontano da Flavio Tosi. Mentre il sindaco uscente abbracciava definitivamente l’ipotesi della “gestione manageriale privata”, Sboarina affermava la sua fede nello “status quo” giuridico, cioè una Fondazione di diritto privato con una presenza determinante del pubblico. Mentre Tosi dava il via libera al concorso di idee targato Calzedonia per la copertura dell’Arena e si dichiarava pronto a sostenere l’idea ovunque e comunque, il suo avversario chiudeva orrificato la porta a ogni ipotesi concreta. Alla faccia delle mostre con i modellini e dell’asserita disponibilità del patron di Calzedonia, Sandro Veronesi, di finanziare anche la realizzazione dell’opera, costo stimato una decina di milioni.

Ma se la questione della copertura ha sempre avuto un che di astratto e velleitario, la crisi della Fondazione Arena è invece una realtà molto complessa e delicata, nonostante le sempre più frequenti dichiarazioni di fiducia e ottimismo. L’equilibrio nei conti, come appare nel bilancio 2016 appena reso noto, è infatti fragile perché appena riconquistato, mentre il riordino dell’intero settore – il cosiddetto Codice dello Spettacolo in discussione al Senato – riserva ogni giorno qualche novità, anche se forse ha un aspetto meno critico (in negativo) di quello che aveva qualche mese fa, quando sembrava che la maggioranza delle Fondazioni liriche fosse destinata al declassamento e al taglio dei contributi.

Su questo terreno, l’agenda del nuovo sindaco è comunque praticamente obbligata. La voce principale non è lo stop ai piani di privatizzazione, che almeno per ora è già nei fatti, ma la ricostituzione della governance della Fondazione, che sarebbe il segnale definitivo che l’emergenza è finita. Su questo tema si valuteranno – oltre le affermazioni di principio – la sottigliezza politica e la qualità nella progettazione culturale che Sboarina riuscirà a esprimere. L’una e l’altra sono le condizioni preliminari per un rilancio che potrebbe avere una inedita figura chiave nell’assessore alla cultura. A Verona il ruolo non esiste da anni: ora potrebbe diventare quello di un utile “ufficiale di collegamento” tra Comune e Fondazione. Tanto più efficace quanto più autorevole.

Con la crisi ormai alle spalle, presto sarà tempo di salutare il commissario straordinario e di ricostituire il Consiglio di Indirizzo, rigenerando il rapporto fra la città, le categorie economiche e la sua maggiore impresa culturale e turistica. E subito dopo di individuare la figura del nuovo sovrintendente, nomina che spetta formalmente al ministro ma nella quale il ruolo del sindaco è ovviamente fondamentale.

Polo si è già candidato al proseguimento e Sboarina ha avuto nei suoi confronti parole di rispetto e di stima. C’è da augurarsi però che non si vogliano bruciare i tempi. Si tratta di aspettare due mesi e mezzo, fino a quando non si avrà il bilancio del 95° festival areniano, iniziato nei giorni scorsi. A settembre, dovesse risalire il numero degli spettatori, dovessero essere buoni gli incassi, dovesse essere positivo il riscontro artistico, l’attuale sovrintendente si troverebbe in pole position per la riconferma. Soprattutto se nel frattempo si fosse aperto l’ombrello protettivo della legge Bray, che permette di ristrutturare il debito.

A quel punto, si potrebbe anche riaprire la discussione sulla convivenza in Arena di lirica e rock-pop, e sulla proposta dello stesso Polo, che vorrebbe affidata alla gestione della Fondazione qualsiasi attività nell’anfiteatro. Dopo quasi un decennio di resistenti opacità targate Arena Extra, su questo tema Sboarina potrebbe realizzare la prima vera discontinuità rispetto all’era Tosi. Ad autunno si capirà se ci saranno le condizioni generali, se avrà la forza e se troverà i modi per farlo.

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PER NON LASCIARE TUTTO ALLE DESTRE, DIFENDIAMO L’INFORMAZIONE LIBERA ABBONIAMOCI A RADIO POPOLARE

 

 

Le elezioni amministrative hanno dato il loro verdetto. Le prospettive che ci si parano davanti sono tra le più sconsolanti: le destre sempre più egemoni, un Partito democratico che ha perso la faccia supportando uno dei due schieramenti, (e castigato per questo in modo severo dai suoi elettori), e una sinistra che, seppur coraggiosa, resta di gran lunga minoritaria.

Le conseguenze di tutto questo le possiamo immaginare; un sentimento xenofobo alimentato all’ennesima potenza, il decoro urbano e la sicurezza come unico antidoto ai cittadini attanagliati dalla crisi economica, i diritti dei lavoratori e delle lavoratrici sempre più subalterni agli egoismi finanziari, le tematiche relative ad ambiente e cultura che, al di là delle promesse elettorali, saranno messe in secondo piano rispetto alle esigenze dei potentati economici cittadini.

Potremmo leccarci le ferite per mesi, lamentandoci della nostra cattiva sorte, ma la realtà già bussa alle porte. Questa sera infatti, alle ore 20.30, presso la Sala Tommasoli, in Piazza Zagata, si terranno gli Stati Generali di Radio Popolare Verona, in procinto di chiudere per la cronica mancanza di liquidità.

Inutile sottolineare che, in una situazione come quella che ci apprestiamo a subire, l’informazione libera è uno spiraglio irrinunciabile per tentare un cambiamento di rotta, per provare ad innescare un’inversione culturale capace di mettere al centro della scena la riappropriazione di un Noi rispetto le pulsioni egoistiche veicolate dalle destre.

Se davvero vogliamo reagire partiamo da questo, continuando a garantire la soppravvivenza della Radio, che in questi anni ha contribuito a raccontare le istanze dei comitati ambientalisti, a denunciare i soprusi nel mondo del lavoro e gli appetiti privatizzatori che stanno svendendo il patrimonio culturale della nostra città.

Il tempo scorre, e tra poche ore si deciderà il destino di Radio Popolare Verona. Servono però solo pochi minuti per ABBONARSI ed evitare il peggio!

Le informazioni le puoi trovare QUI.

Ora dipende solo da noi decidere se vale la pena rialzarci per riprendere il cammino o restare afflosciati in attesa delle mazzate!

 

FAI LA COSA GIUSTA: ABBONATI OGGI PER NON PIANGERE LACRIME DI COCCODRILLO DOMANI

Comitato Opera Nostra – Fondazione Arena Bene Comune

Lavoratori e Lavoratrici in Lotta a Verona

 

 

 

 

 

 

APPUNTAMENTI 28 GIUGNO

MERCOLEDI’ 28 GIUGNO

Associazione Interzona presenta:

BARLUMI: I AM NOT YOUR NEGRO I DOCUMENTARI, presso ANPI, in via Cantarane 26, a partire dalle ore 18

 

Quarta fermata di Interzona Goes To:

BARLUMI – Pellicole ad alta contaminazione
Mercoledì 28 Giugno 2017
I Am Not Your Negro
regia di Raoul Peck (USA, 2016, 95′)

aperitivo con musica h. 18.00 – 21.00
proiezione h. 21.00
in collaborazione con/presso Circolo ANPI Verona

Entrata a offerta libera, evento aperto al pubblico Altro…

L’Arena dopo le lacrime e il sangue cerca il segreto per rendere pop l’opera

L’Arena dopo le lacrime e il sangue cerca il segreto per rendere pop l

24.6.17                                          LA STAMPA

 

La scenografia del «Nabucco», che riproduce l’interno della Scala nel 1848

Aria nuova a Verona, dove “Nabucco” ha aperto la stagione post-crisi (e tagli)

0 Articolo di Alberto Mattioli 24.6.17 0

 

C’è tutto. Le amate pietre cotte dal sole con sopra i tedeschi rosolati a puntino. I moccoletti che si accendono sulle gradinate infinite. Il cielo stellato sopra di noi e Verdi dentro di noi. Daniel Oren che fa i salti sul podio. Lo spritz prima, dopo e, talvolta, anche durante l’opera. La solita compagnia «made in Est», perché ormai pare che gli unici cantanti con un po’ di volume vengano da lì. Ed è subito Arena.

E tuttavia ieri non è stata la solita inaugurazione, e non solo per le evidenti misure di sicurezza, con – addirittura – barriere anti sfondamento come a Nizza. Il regista Arnaud Bernard ha piazzato Nabucco nel Risorgimento, con un’Abigaille vestita da ussara con tutti gli alamari e lui da Francesco Giuseppe con basettoni. Si contendono il regio scettro dentro una Scala centrata dalle cannonate perché intorno impazzano le Cinque giornate: 480 persone in scena, barricate, «Va’ pensiero», viva V.E.R.D.I. e viva l’Italia. Niente di troppo originale, con qualche incongruenza (nel 1848 il Kaiser era un diciottenne belloccio e glabro), ma per gli usi e consumi areniani tutto quasi eversivo.

QUEI COCCODRILLI DEL 2013  

Ma del resto quest’anno a Verona si respira un’aria diversa. L’ultimo nuovo allestimento risaliva addirittura al ’13, l’Aida hi-tech e goliardica della Fura dels Baus, con i coccodrilli del Nilo che inseguivano Ambrogione Maestri-Amonasro per addentargli l’ampio lato B. Da allora la Fondazione Arena ha rischiato di chiudere. Come l’unico teatro d’opera da 13 mila posti del mondo abbia potuto accumulare quasi 30 milioni di debito resta un mistero.

È ARRIVATO IL COMMISSARIO  

Sta di fatto che nella primavera del ’16 è arrivato il commissario, Carlo Fuortes, ed è iniziato un periodo di lacrime e sangue: due mesi di chiusura, roba mai vista in Italia, licenziamento collettivo del Corpo di ballo, scioperi, proteste, e su tutto l’incubo della liquidazione definitiva e l’inquietudine della città. A Verona l’Arena non è solo un’icona cittadina. È anche un affare: si calcola che l’indotto dell’estate di opera sotto le stelle valga 500 milioni.

Intanto Fuortes è andato avanti nel risanamento e ha nominato un sovrintendente, Giuliano Polo. «Oggi la situazione – racconta Polo – è notevolmente migliorata. L’indebitamento è sceso a 26 milioni e 600 mila euro. Dopo un lunghissimo iter burocratico, stanno per arrivare i 10 milioni della legge Bray (la salvateatri, ndr). La stagione invernale al Filarmonico è andata bene. I dipendenti sono stati ridotti a 270, che durante il Festival diventano più di mille. Per costruire questo Nabucco hanno ricominciato a lavorare i laboratori, che sono il nostro orgoglio ed erano inattivi da tre anni. Le relazioni sindacali sono più distese. Non si parla più di privatizzare l’Arena, che del resto è una Fondazione sana: il 65% del bilancio è autofinanziato, 30 milioni su 45, di cui 21 dal botteghino e 9 dagli sponsor».

48 SERATE E CINQUE TITOLI  

Il Festival di quest’anno allinea 48 serate e cinque titoli: oltre a Nabucco, due Aide (quella furante e quella “storica” del 1913), Madama Butterfly e Tosca. Più le serate di gala per i soliti noti, Placido Domingo e Roberto Bolle. C’è un clima nuovo, insomma. Ma non sono tutte rose e fiori. L’estate scorsa il tasso di riempimento è stato del 59%, in crescita ma ancora insufficiente. Il marketing va rafforzato e forse anche ripensato. E poi nell’anfiteatro fra concerti pop, serate tivù, pattinaggi più o meno artistici, Al Bani, Romine e simili si continua a fare di tutto e di più, anzi di troppo, togliendo spazio e attenzione al core business, che resta pur sempre l’opera. Se non altro, è finito il surreale dibattito sulla copertura dell’anfiteatro, ormai si spera archiviato alla voce «Utopie».

Ci sono poi le incertezze politiche. Per nominare un nuovo Consiglio d’indirizzo e uscire dal commissariamento bisogna aspettare il nuovo sindaco. A Verona si vota domani. In lizza Federico Sboarina, centrodestra, e Patrizia Bisinella, compagna dell’ex sindaco Tosi, leghista eretica. Se vince lei, si rischia di tornare alla vecchia idea dell’Arena come un contenitore multiuso da privatizzare al più presto. In lista con Sboarina, capolista di Fratelli d’Italia, c’è l’ex soprano Cecilia Gasdia, che nega di ambire alla direzione artistica, ma chissà. Polo la sua disponibilità a restare l’ha già data.

Resta per l’Arena un problema di fondo, anzi il problema dei problemi. Fu inventata come contenitore lirico nel 1913, quando l’opera in Italia era ancora uno spettacolo nazionalpopolare e un fenomeno sociale. Gli anni gloriosi delle comitive in torpedone e in bicicletta, del pubblico ruspante con l’anguria e la mortazza, insomma del melodramma aulico e popolare insieme, sono finiti.

Oggi quel pubblico o non esiste più o è in via di estinzione. L’opera, è dimostrato, può essere ancora pop, anzi forse è il più pop degli spettacoli dal vivo. Ma deve inventare un’altra forma di spettacolarità e reinventarsi come genere, sfruttare le nuove tecnologie, rapportarsi con una contemporaneità non vissuta più come una minaccia ma come un’opportunità. Non solo all’Arena, certo. Ma qui di più.

 

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APPUNTAMENTI – 24 GIUGNO (1)

SABATO 24 GIUGNO

Associazione Interzona presenta:

WU MING2 E CONTRADAMERLA IN: “SURGELATI” presso Corte Dogana 6, dalle ore 19

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Prima fermata veronese di INTERZONA GOES TO, il nostro viaggio alla ricerca di una sede: ad ogni sosta, le contaminazioni reciproche tra l’associazione, lo spazio ospitante e i soci sono preziose fasi di ricerca verso la definizione di una nuova identità.

WU MING 2 & CONTRADA MERLA in:
SURGELATI
Opera a 10 mani per scrittore e gruppo rock

Sabato 24 Giugno 2017
h.19.00-00.00
Antica Dogana di Fiume ai Filippini (VR) – Qualcosa da dichiarare
In collaborazione con Canoa Club Verona

Interamente scritto, composto e prodotto in forma collettiva e laboratoriale da Wu Ming 2 e la Contradamerla e articolato come fosse un concept-album, Surgelati prova a reinventare la forma concerto in un esperimento di fusione (a caldo) di testi e musica in cui accade che la parola possa interpretare la parte del suono o, viceversa, che sia la musica a farsi racconto.

19.00 apertura
19.30-21 dj set (Copper)
21.30-22.45 spettacolo
22.45-00.00 dj set (Ka.ne)

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Evento riservato ai soci – festeggiamo i nuovi tesserati con una birra!
Contributo primo dj set + show: 5 euro (fuori campo Iva ai sensi dell’art.4 del DPR 633 del 26/10/1972).
Accesso libero dopo lo spettacolo per goderci il secondo dj set (Ka.ne) con un drink in mano in riva all’Adige.
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WU MING 2 fa parte del collettivo di scrittori Wu Ming («anonimo»), con opere pubblicate in 20 paesi e un modello partecipativo di comunità letteraria che coinvolge migliaia di persone. Contradamerla è una band (2 marchigiani, 2 salentini) con 15 anni di storia, spettacoli di teatro-canzone e colonne sonore per il teatro. Visioni musicali apolidi dal sound impuro,, profondamente rock.
L’incontro tra WM2 e CM nasce da una sensibilità condivisa per l’improvvisazione e il desiderio di nuovi esperimenti narrativi.
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Graphic project: Anna Rodighiero

 

Aeroporto Catullo e Save. Il Movimento 5 Stelle presenta un esposto all’Anac

19.6.17                                           VERONASERA

 

RASSEGNE STAMPA, DOCUMENTI E MATERIALI CORRELATI

 

Immagine inserita dalla redazione del blog

Un’operazione poco trasparente e dai tratti che non sembrano del tutto legali. E che, soprattutto, non ha portato ai risultati attesi“. Sono queste le motivazioni che hanno spinto i due parlamentari, Francesca Businarolo e Arianna Spessotto, e il consigliere regionale Manuel Brusco, a presentare un esposto all’Anac, l’Autorità nazionale anticorruzione, per l’ingresso nell’aeroporto Catullo di Save Spa, gestore degli scali aeroportuali di Venezia e Treviso, avvenuto nel 2013 a seguito di un’offerta di 70 milioni di euro.

Ad attirare l’attenzione dei pentastellati sarebbe stato quanto accaduto nell’estate 2014, quando lo stato della situazione patrimoniale vedeva il Catullo in mano a soci pubblici tramite la società Areogest S.r.l., posseduta dalla Camera di Commercio di Verona (per il 39,05%), dalla Provincia di Trento (per il 30,26%), dalla Provincia di Verona (per il 20,7%) e dal Comune di Verona (per il 9,97%).
Stando all’esposto, sarebbe stato necessario fare una gara ad evidenza europea per la cessione delle quote (cosa che non sarebbe avvenuta). Inoltre, il 23 liglio 2014, anche il comune di Villafranca avrebbe ceduto a Save il proprio 2%.

Per Businarolo, Spessotto e Brusco, questo violerebbe “la normativa vigente, in atto con il decreto legislativo 163 del 2006 e confermata dal decreto legislativo 50 del 2016, secondo cui la cessione della partecipazione azionaria di un ente locale deve prevedere una procedura di evidenza pubblica. Nello stesso mese, il 30 luglio del 2014, l’assemblea straordinaria dei soci del Catullo ha deliberato un aumento di capitale tale da consentire alla Save di aumentare la propria partecipazione sociale prima al 35% e in seguito al 40,3%”.

Ad oggi l’ingresso di Save non ha portato alcun rilancio dello scalo – commentano i tre esponenti del M5S – e la scelta di non aver espletato una gara pubblica ad evidenza internazionale ha influito negativamente sul rilancio dell’intero sistema aeroportuale e del territorio del Garda. Ricordiamo, inoltre, che alla distanza di circa tre anni nessun investimento degno di nota è stato portato a termine, nonostante i pomposi annunci. Intanto, ben 140 posti di lavoro sono andati persi”.

Ora la cronaca parla di un possibile aumento della compartecipazione di Save all’interno dell’aeroporto veronese e di una possibile offerta pubblica d’acquisto a cui sarà soggetta la stessa Save. “Ci sono tutte le premesse – notano gli autori dell’esposto – per riprendere il percorso di una gara internazionale e individuare un investitore in grado di garantire un reale sviluppo del sistema aeroportuale e dell’indotto del territorio del Garda, tutelando la libera concorrenza ed evitando manovre elusive e speculative“.
“Siamo in stretto contatto – conclude Businarolo – con la Onlit, Osservatorio nazionale liberalizzazioni infrastrutture e trasporti, che già aveva evidenziato delle scorrettezze nelle procedure. Ora con questo esposto rileviamo la possibilità di recuperare, almeno in parte, agli errori fatti negli ultimi quattro anni”.

 

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Arsenale, slitta l’apertura delle buste: “Deciderà la prossima amministrazione”

19.6.17                            VERONASERA

 

RASSEGNE STAMPA, DOCUMENTI E MATERIALI CORRELATI

 

 

Immagine inserita dalla redazione del blog

Il Sindaco uscente Flavio Tosi ha mancato anche l’ultimo tentativo di approvare sul filo di lana il project financing sull’Arsenale. Se da una parte viene confermata la data di consegna delle offerte, già slittata una volta per il sopraggiunto interessamento di Pessina Costruzioni, dall’altro lato l’apertura delle buste, che avrebbe dovuto tenersi il 22 giugno alle 9.30 del mattino, dunque qualche giorno prima del ballottaggio, è stata rimandata a data da destinarsi. Di quest’altro rinvio dobbiamo ringraziare il ricorso al Tar inoltrato da Comitato Arsenale e Legambiente che insieme hanno sollevato tutta una serie di criticità sotto vari aspetti del project financing e del suo iter.

È Michele Bertucco, candidato sindaco a Verona alle elezioni comunali dell’11 giugno, ad intervenire nuovamente sul progetto di riqualificazione dello storico edificio e a fare un duro commento su questo ballottaggio.

Questo significa che le valutazioni di merito sull’adeguatezza delle offerte pervenute toccheranno alla prossima amministrazione, la quale si troverà nei cassetti anche molte delle pesantissime varianti urbanistiche promosse dalla seconda giunta Tosi. Mai come adesso ci sarebbe bisogno di una proposta politico-amministrativa chiara. La sarabanda attuale fa purtroppo assomigliare questo ballottaggio ad una orgiastica, negando così ai cittadini la necessaria trasparenza.

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