Morto per amianto alle Officine Le Ferrovie non sono colpevoli

Venerdì 15 Novembre 2019
RASSEGNA STAMPA
 

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IL CASO. L’ipotesi era omicidio colposo: Giordano Adami fu stroncato dal mesotelioma pleurico
 
Niente condanna per dirigenti, capi ufficio e medico

L.M.

«Il fatto non sussiste». Si chiude così la vicenda a carico delle cinque persone a processo per omicidio colposo, rinviate a giudizio per la morte di Giordano Adami, operaio lamierista delle Ferrovie dello Stato, che aveva lavorato all’Officina Grandi Riparazioni (Ogr) di Porta Vescovo ed era rimasto esposto all’amianto per almeno otto anni. Adami era morto nel 2010 per un mesotelioma pleurico, un tumore ai polmoni generalmente causato proprio dall’amianto. Sotto inchiesta erano finite nove persone: Gaetano Arconti, Gerardo D’Aiuto, Giancarlo Aiazzi, Giovan Battista Di Miceli, Giovanni Coletti, componenti del consiglio di amministrazione dell’Azienda autonoma Ferrovie dello Stato tra il 1976 e il 1984. E poi ancora Edoardo Stracuzzi, capo officina dell’Ogr, Francesco Calabrò e Renato Paolino, capi ufficio compartimento, e Renzo Scamperle, medico di impianto delle Ogr.Secondo la Procura, i nove imputati non avrebbero «adottato tutte le misure che si rendevano necessarie per tutelare l’integrità fisica dei prestatori, secondo la particolarità del lavoro svolto», senza «separare le lavorazioni nocive al fine di evitare anche l’esposizione all’amianto di lavoratori addetti ad altre lavorazioni». Ieri il giudice Carola Musio ha assolto i cinque imputati Stracuzzi (difesa Fiorini), Paolino (difesa Gelmi), Scamperle (difesa Malavolta, Pasquato, Fornaciari), Calabrò (difesa Alamia) e Arconti (difesa Sona e Fiorini), mentre le parti civili con Cgil e Filt erano tutelate dagli avvocati Francesco e Chiara Palumbo. Il gip all’epoca aveva disposto il non doversi procedere per Aiazzi, che nel frattempo è morto, e per Coletti, mentre avevano chiesto invece il rito abbreviato D’Aiuto e Di Miceli.

 

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